L’insegnante deve insegnare

“L’insegnante deve insegnare. Per farlo serve una capacità empatica e comunicativa, la fascinazione. Se non apri il cuore, non apri nemmeno la testa delle persone. Gli insegnanti dovrebbero essere sottoposti a un test di personalità che valuti queste cose. Se uno non sa affascinare è meglio che cambi lavoro.

Educare vuol dire condurre qualcuno all’evoluzione, dall’impulso all’emozione, dall’emozione al sentimento. Un ragazzo che ha sentimento non brucia un migrante che dorme su una panchina, non picchia un disabile. Se queste cose accadono è perché la scuola non ha educato. Per educare bisogna avere a che fare con la soggettività degli studenti, che oggi è messa fuori gioco.

Se uno non sa affascinare, comunicare, non può fare il maestro, il professore. Lo dice Platone: si impara per imitazione. Io aggiungerei anche per plagio. Preferisco un docente che plagia i ragazzi che uno che li demotiva. Direi loro che il ruolo va abolito.

Se uno non funziona lo sanno tutti ma non si può far nulla, perché è di ruolo. Che cos’è questa parola? Nessuno è di ruolo nella vita. Se un docente non è all’altezza va messo fuori gioco. Perché se si licenziano operai là dove si producono oggetti non lo si fa dove si formano le persone?” (Umberto Galimberti, 2019)

L’anno scolastico ormai è in pieno svolgimento con le sue paure, ansie ma anche aspettative e curiosità ed un ruolo fondamentale in tal senso è svolto proprio dal docente che non deve proporsi solo come mero strumento di “trasferimento” di dati e nozioni ma deve proporsi come individuo in grado di trasmettere emozioni e passioni. A fianco dei genitori e mai in disgiunzione.

Formare le nuove generazioni va a costituirsi da sempre come uno dei compiti più difficili e complessi, soprattutto in questi ultimi anni che sembrano veder prevalere l’effimero e l’apparente su ciò che è sostanza.

Le parole di Galimberti ci invitano quindi a riflettere non solo su numeri e valutazioni che sono importanti ed imprescindibili nel percorso di formazione di ogni singolo adulto ma soprattutto sul ruolo degli insegnanti nel mondo della scuola. Parliamo di un ruolo intimamente connesso alla capacità di entrare in un rapporto empatico con gli studenti.

Saperli ascoltare, comprenderli, cogliere paure, speranze ed aspettative: il rapporto tra docenti e studenti deve ergersi su queste caratteristiche. Senza queste, il tutto si riduce ad una relazionabilità sterile ed infruttuosa in grado di produrre probabilmente il coglimento delle nozioni ma incapace di contribuire alla costruzione della personalità dei ragazzi.

Curiosità, coraggio, rispetto e amore: se un insegnante non è in grado di instillarli negli alunni contribuendo a renderli persone migliori, è ancora ben lontano dall’aver assolto il proprio compito.

Cosa ne pensate?

Maria Domenica Depalo