L’identità nel rapporto io-altro
Chi sono? Qual è il mio ruolo? Ciò che penso di me corrisponde all’idea che gli altri hanno di me?
Il tema dell’identità caratterizza il nostro percorso quotidiano in un alternarsi di domande e finte certezze. Quando riteniamo finalmente di aver capito chi siamo, sopraggiunge un dubbio che ci riporta nel baratro dell’indeterminatezza dei nostri confini.
Non esiste una definizione di noi che riesca in maniera piena ed esaustiva a descriverci. Questo accade semplicemente perché siamo “esseri in divenire”, soggetti alla molteplicità e varietà degli eventi e noi stessi evento o accadimento impossibile da controllare nel suo svolgersi in quanto mutevoli, a partire dalla nostra fisicità.
Lo specchio nel quale la nostra immagine si riflette è testimone ingombrante della nostra non fissità. Il mutare del nostro viso, l’insorgere delle rughe e dei segni dello scorrere del tempo sembrano ricordarci costantemente che noi siamo “fluidi”.
Urge tuttavia sottolineare l’aspetto propositivo e positivo della fluidità. La potremmo infatti intendere come sinonimo di elasticità e di capacità di adattabilità a cosa ma soprattutto a chi ci circonda.
La presenza dell’altro ci influenza e ci determina volenti o nolenti. L’altro diventa specchio, unico e personalissimo, in grado di realizzare un’immagine di noi spesso diversa da quella che ci attribuiamo, comunque soggettiva, ma che non sempre riusciamo a cogliere a comprendere. Ognuno infatti sviluppa un’idea personale dell’altro.
E allora chi siamo? Chi pensiamo di essere? Siamo ciò che l’altro pensa di noi?
Il filosofo Sartre non propone alcuna risposta definitiva a questo quesito. Anzi afferma che “La nostra realtà umana esige d’essere simultaneamente per-sé e per-altri”(cit. da “L’Essere e il Nulla) mostrando il dramma della dicotomia irrisolvibile tra ciò che siamo o pensiamo di essere e ciò che gli altri pensano di noi.
La mutevolezza del reale e della nostra realtà ci pone costantemente in una condizione di dubbio sulla nostra identità personale senza apparente possibilità di soluzione. Forse però l’irresolubilità di questo dilemma potrebbe essere la nostra salvezza ad una staticità e fissità che potrebbe alla lunga portare all’annichilimento.
Per curiosità, consiglio la lettura di:
“L’essere e il Nulla” di Jean – Paul Sartre
“Uno, Nessuno e Centomila” di Luigi Pirandello
https://freewordsmagazine.wordpress.com/2017/06/28/luigi-pirandello-il-figlio-del-caos/
Maria Domenica Depalo