Parole su carta: “il Dubbio” di L. De Crescenzo

Parole su carta: “il Dubbio” di L. De Crescenzo

Da brava filosofa o aspirante tale, non posso non parlare di uno dei miei libri preferiti scritto da uno dei miei scrittori più amati: Luciano De Crescenzo.

Ironico, colto e sui generis, egli ha saputo presentare in modo semplice il pensiero dei maggiori filosofi rendendolo più chiaro. Oggi però non parlereremo solo della sua capacità divulgativa ma anche della sua tendenza all’invito alla riflessione proprio attraverso questa sua opera.

Scritto nel 1992, “il Dubbio” (ed. Oscar Mondadori) è uno dei libri più noti di Luciano De Crescenzo, ex ingegnere dell’IBM prestato alla filosofia. L’amore per il sapere unito alla sua profonda curiosità per i cambiamenti del reale hanno indotto l’autore a scrivere un libro di poco più di 140 pagine in cui affronta temi che abbracciano le scienze, la fisica e la filosofia. Influenzato dalle vicende personali che lo hanno portato a lasciare la sua amata Napoli e a trasferirsi a Milano, De Crescenzo si occupa di metafisica e di scienza. Egli riflette sull’esistenza di Dio, sul destino, sull’infinità dell’universo e del tempo richiamando la teoria della relatività di Einstein attraverso formule e disegni ma usando un linguaggio semplice, lineare e condito di ironia.

Il titolo dell’opera è legato all’incertezza delle soluzioni ai quesiti esistenziali ma al contempo anche alla possibilità di intavolare numerose discussioni ricche di ulteriori sviluppi.

Particolare attenzione – a mio parere – merita il concetto di entropia, cioè di disordine che viene analizzato sia da un punto di vista strettamente fisico come “misura” dell’espansione dell’universo sia da un punto di vista “umano”. A tal proposito consiglio di riflettere sull’”immobilità dinamica”, cioè sulla tendenza a fare progetti e parlarne a più non posso senza però muovere in concreto un dito per realizzarli.

Tuttavia non voglio assolutamente rivelarvi altro rimandandovi quindi a questa lettura da non perdere.

Link: https://freewordsmagazine.wordpress.com/2018/01/08/la-recensione-del-mese-il-dubbio-di-l-de-crescenzo/

Maria Domenica Depalo

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Il mondo “già in funzione”

Amiche ed amici della filosofia,

non mi sono dimenticata di voi nonostante i giorni concitati precedenti le feste natalizie sembrino volermi imprigionare in un vortice di impegni incredibilmente fuori dal comune e maggiori del solito. Anzi.

Stranamente ed incredibilmente sono riuscita a ritagliarmi alcuni momenti, mentre viaggiavo in autobus da una città ad un’altra o facevo la fila alle poste, per dare uno sguardo alle pagine di un libro che in realtà vi avevo già presentato in alcuni quesiti dei giorni passati: “il Dubbio” di L. De Crescenzo.

Sto rileggendo dopo un bel po’ di anni questo libricino di neppure 150 pagine cariche di acume e di ironia. Lo comprai ai tempi dell’università (ero iscritta al secondo anno di Filosofia a Bari) e ne rimasi folgorata. Ho cominciato a sottolinearne alcune parti che vorrei poter condividere e commentare con voi. Pronti?

Prima però una piccola premessa: il titolo del libro rimanda al dubbio e alla mancanza di certezze. L’incertezza va vista sempre e comunque come un’opportunità per riflettere e mai come una lesione alle nostre sicurezze. Tutt’altro. Solo attraverso il dubbio possiamo costruirne altre, prima tra tutte quella secondo cui nulla è certo. Detto questo, procediamo.

Dopo un pranzo a base di pesce, il protagonista, cioè De Crescenzo, è impegnato con il professor Barbieri, suo amico, in una conversazione su Dio e sul creato che ben si lega all’argomento dell’opera. Diamo quindi un’occhiata:

– Ebbene, un Dio Onnipotente, volendo, non potrebbe aver creato un mondo già in funzione?

– In che senso “già in funzione”?

– Insomma – ribatté Barbieri un po’ spazientito – il nostro mondo, il nostro cielo, il mare, l’universo, tutto questo spettacolo che ci sta intorno, non potrebbe essere stato creato proprio in questo preciso momento? Supponiamo per un attimo che ognuno di noi sia nato adesso: alle 15.32 di oggi, con una memoria prememorizzata nel cervello, grazie alla quale “crediamo” di aver già vissuto.

– In questo caso la spigola…

– … crediamo di averla mangiata, ma nella realtà non è mai esistita: è solo una delle tante immagini che la nostra memoria ha avuto in dotazione nel momento di nascere.

– Ma è impossibile!

– Nossignore, è improbabile.

Non vi sembra di assistere a quella scena del film Matrix in cui il protagonista, Neo, dopo il suo duro risveglio nella realtà concreta, scopre che tutto quello in cui ha creduto è solo un inganno e che nulla è così come sembra? Ma è davvero così?

Dopo aver ricordato quella scena mi sono guardata intorno chiedendomi se effettivamente bastassero i sensi per cogliere tutto. Penso proprio di no. Tuttavia sono un punto di partenza.

Tutto va passato al vaglio e non solo perché ogni cosa ci sia svelata. Non importa se scopriremo qualcosa e quale sarà la risposta: ciò che conta è non fermarsi mai nell’indagine.

Che ne pensate?

Maria Domenica Depalo