Parole su carta: recensione di Piuttosto che ma anche no di Manolo Trinci

Parole su carta: recensione di Piuttosto che ma anche no di Manolo Trinci

Smandrappate e smandrappati, finalmente è giunto il momento di parlare di un manuale della lingua italiana (sì, avete capito bene) che mi ha appassionato dalla prima all’ultima pagina.

Pubblicato dalla Sperling & Kupfer, ho avuto modo di venirne a conoscenza grazie ad una pagina Instagram che seguo da un po’ e che, per gli appassionati di lettere, parole, strutture e loro organizzazioni in frasi e pensieri, è diventata un must.

Parlo di quella di Manolo Trinci. Scrittore, autore e bibliofilo, insomma amante della parola scritta e parlata, Trinci ha pubblicato Piuttosto che ma anche no nel 2023 dopo il successo di Le basi proprio della grammatica. Manuale di italiano per italiani (2019).

photo© MariaDomenicaDepalo

Usando un linguaggio veloce, scorrevole e chiaro l’autore, partendo dal graffito di Commodilla fino ad arrivare al linguaggio contemporaneo, propone un vero e proprio viaggio nella lingua italiana soffermandosi sugli aspetti più rilevanti del suo percorso evolutivo sempre in atto.

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L’attenzione è rivolta alla parola in senso “ampio”, quindi sulla sua modalità di scrittura  – interessante appare in tal senso l’attenzione agli errori d’autore di Svevo, Pirandello e di Saviano nonché all’uso corretto dei femminili e della punteggiatura – nonché sull’influsso delle lingue antiche e moderne sull’italiano. Basti pensare al peso degli anglismi e dei francesismi.

Ogni capitolo termina con delle curiosità grammaticali o letterarie delle quali, vi assicuro, non potrete fare a meno. Ve lo assicuro. 

Quando si dice “unire l’utile al dilettevole”. La foto è sempre mia. Photo©MariaDomenicaDepalo

Ad appassionarmi in particolare è stata la parte dedicata ai codici secondari, più precisamente al linguaggio prossemico.

“Il linguaggio prossemico, ovvero la distanza fisica che, consapevolmente o meno, decidiamo di mantenere tra noi ed il nostro interlocutore. Più ci sentiamo a nostro agio e avvertiamo che il rapporto con chi ci sta di fronte è di parità , minore è la distanza. Al contrario, se ci sentiamo a disagio, per esempio quando non vi è alcun grado di confidenza con l’interlocutore o quando per strada uno sconosciuto ci ferma all’improvviso per chiederci indicazioni, tutto questo può tenerci a debita distanza”.(Cit.)

Insomma, lo consiglio.

Per capire però perché vi abbia chiamati smandrappate e smandrappati, cliccate sul link.

https://www.instagram.com/manolo_trinci?igsh=OWhkdnZzdDZjcTF6

Buona lettura 📚

Maria Domenica Depalo