Omologazione e moda: una riflessione

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Homologation and fashion: let’s reflect

Today we talk about fashion. Obviously we won’t talk about skirts, trousers or even the horrible trifles but we will deal with conditioning and homologation.

Let’s start with a question: what is fashion? According to the definition of the Treccani vocabulary, fashion is the “[…] social phenomenon that consists in affirming, in a given historical moment and in a given geographical and cultural area, aesthetic and behavioral models (in taste, style, forms expressive), and in their diffusion as they conform to groups, more or less large, for which these models are, at the same time, an element of internal cohesion and recognition with respect to other groups […] “( taken from http://www.treccani.it/vocabolario/moda/).

I have underlined the verb to conform to emphasize the typically human tendency to seek similarity and affinity with the others. This is absolutely normal because the proximity and the similarity can strengthen the sense of unity, the cohesion in a group and the feeling of belonging to it.

However, there is a clear distinction between similarity and passive conformism. The fashion expert Diego Dalla Palma, during a debate on a television program (“Uno Mattina in famiglia” of 13/01/2018 on Rai Uno), has put the accent to the lack of personality and the obtuse homologation to the models.

I believe that, in this sense, it is possible to make a general reflection that is independent by clothes. How much what the others think and say influence us and how much do we risk to cancel ourselves because we confuse passive homologation with acceptance and the sensation to belong to a group? How much can it be right to obscure ourselves?

Maria Domenica Depalo

29 pensieri su “Omologazione e moda: una riflessione

  1. Attenta e arguta la tua riflessione, l’ho apprezzata molto! La ricercatezza dei dettagli e del proprio io si sta perdendo…sinceramente penso che ognuno di noi possa essere originale seguendo i propri gusti, non tutto quello che va di moda deve necessariamente piacere a tutti!

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  2. Ognuno dovrebbe seguire la sua personalissima “moda”, traducibile nell’espressione della propria creatività, a prescindere da qualsiasi odioso “diktat”, anche nella scelta degli abiti da indossare: che bello se ognuno lasciasse esplodere la fantasia! Moda come Arte.

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  3. Mi piace molto il tuo articolo e mi trovi concorde su tutto. Io lavoro nella moda come fashion designer, disegno collezioni, e una delle cose che non ho mai sopportato nè compreso di questo mondo è l’omologazione. Dovrebbe essere esattamente il contrario! Non bisogna essere tutti uguali, bisogna differenziarsi perchè ognuno è unico ed insostutibile, con la propria personalità ed i propri gusti! Va bene indossare un capo che è di tendenza, ma poi il passo successivo è rielaborarlo in base alla propria personalità. Purtroppo è anche un pò colpa della massa, che per sentirsi parte di un gruppo, sentirsi “alla moda”, cede a tutto questo. Così alla fine ti capita di vedere in giro gente vestita tutta allo stesso modo ed è assolutamente deprimente. Seguo il tuo blog con piacere, spero ti andrà di visitare il mio e farei lo stesso con me! Un abbraccio!
    http://www.tittymonamour.com

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    • Intanto grazie per aver visitato il mio blog e letto il mio articolo. Sono d’accordo con te su tutto. Bisogna sapersi distinguere ponendo l’accento sulla propria personalità e non sulla passiva omologazione.
      Grazie per avermi invitato a visitare il tuo blog. Trovo i temi e la grafica accattivanti.
      a presto 🙂

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  4. io non mi sono mai lasciata influenzare, nemmeno da adolescente. se una cosa che va di moda mi piace la compro, altrimenti no. molto spesso non seguo la moda, ho sempre avuto un mio stile personale. è ovvio però che, in parte, siamo tutti influenzati: per esempio nessuno si veste come nel 700 perchè sarebbe ridicolo e quegli abiti non si trovano più, quindi l’influenza dell’epoca c’è.

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  5. Pensa che la moda all’inizio era per stabilire uno stato sociale ben definito, apparteneva quindi a un’èlite. Col tempo questo valore ha assunto sfaccettature innumerevoli e la “moda” si trova in molti gruppi differenti, vedi punk, metallari, hipster e così via… la moda non l’ho mai vista come strumento di omologazione, semmai di appartenenza

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