Qual è la nostra casa comune? Qual è il luogo sempre pronto ad accoglierci anche se, spesso e volentieri, viene bistrattato, sfruttato e calpestato senza alcun riguardo?
Si chiama Gaia, dal greco γῆ, parola a sua volta derivante dal verbo γεννάω (generare), proprio ad indicare la sua forza generativa e vitale.

Madre ma talvolta anche matrigna – come ci insegna Leopardi – per sua difesa e per riaffermare la sua forza ed il suo diritto alla vita, oggi viene celebrata.

Lo faremo anche noi attraverso una poesia del mio amatissimo Gianni Rodari.
Buona lettura e buona giornata, Terra!
Storia Universale
di Gianni Rodari
In principio la Terra era tutta sbagliata,
renderla più abitabile fu una bella faticata.
Per passare i fiumi non c’erano ponti.
Non c’erano sentieri per salire sui monti.
Ti volevi sedere?
Neanche l’ombra di un panchetto.
Cascavi dal sonno?
Non esisteva il letto.
Per non pungersi i piedi, né scarpe né stivali.
Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali.
Per fare una partita non c’erano palloni:
mancava la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni.
Anzi a guardare bene mancava anche la pasta.
Non c’era nulla di niente.
Zero via zero, e basta.
C’erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare
e agli errori più grossi si poté rimediare.
Da correggere, però, ne restano ancora tanti:
rimboccatevi le maniche, c’è lavoro per tutti quanti.

Maria Domenica Depalo