Banalità delle cattive compagnie

Banalità delle cattive compagnie

Per cattive compagnie non mi riferisco solo a gente cattiva, viziosa o distruttiva; di quelle si dovrebbe evitare la compagnia perché la loro influenza è velenosa e deprimente. Mi riferisco soprattutto alla compagnia di persone amorfe, di gente la cui anima è morta, sebbene il corpo sia vivo; di gente i cui pensieri e la cui conversazione sono banali; che chiacchiera anziché parlare, e che esprime opinioni a cliché invece di pensare. (ERICH FROMM, L’arte di amare, 1956)

Non solo i “classici” cattivi ma anche gli ignavi (così li chiamava Dante) e gli inetti di Svevo potrebbero benissimo far parte di questa categoria di individui da evitare: uomini e donne privi di quella personalità che conferisce senso e significato all’essere umano;  individui che, con la loro presenza ed influenza, possono perturbare e turbare chi ha la sfortuna di incontrarli.

Parliamo di persone di persone “né carne né pesce” (Verga mi perdonerà per questo riferimento impertinente ma forse necessariamente pertinente per rendere l’idea), persone senza sostanza incapaci di produrre arricchimento interiore a sé stessi e agli altri.

pixabay.com

La vanità e la vuotezza di contenuto come leitmotiv della loro vita: l’espressione “amorfo” appare pertanto perfettamente calzante e mostra appieno l’essenza di chi può soltanto impoverire.

Banalità del chiacchiericcio, l’imperversare di opinioni fini a sé stesse e di cliché dominano in queste persone che, gonfie e tronfie, camminano circondandosi di una corte debole ed altrettanto vacua.

Erich Fromm ci invita a rifuggire da cotali individui e a ricercare la sostanza.

Vi è capitato di incontrare tali persone? Cosa avete fatto in tal caso?

Link:

https://www.libriantichionline.com/divagazioni/erich_fromm_persone_da_evitare

Maria Domenica Depalo

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