Decluttering o arte del riordino
Ammettiamolo: il superfluo e l’inutile ci invadono occupando spazi preziosi sulla scrivania, negli armadi, sulle sedie, nelle borse e persino in noi stessi. Tutta quella roba che, con prepotenza, si mostra a noi in realtà rischia di soffocarci e di soffocare ciò che davvero è importante. Urge pertanto procedere con un’operazione dolorosa ma necessaria: il decluttering.

Partiamo dall’etimologia di questo termine per comprendere un po’ meglio l’argomento del quale stiamo parlando. Decluttering deriva dalla parola inglese to declutter, cioè riordinare. Ridurre però il decluttering ad un “semplice” mettere in ordine sarebbe fortemente riduttivo.
Per comprenderlo meglio partiamo proprio dalle origini del nostro disordine che spesso e volentieri affonda le sue radici nell’accumulazione compulsiva. “Ma cosa ci induce ad accumulare? […] Gli oggetti ci rassicurano: più ne abbiamo e più ci sentiamo al sicuro. Riteniamo inoltre che ciò che possediamo ci rappresenti ed ci identifichi […] “(cit. https://freewordsmagazine.wordpress.com/2017/06/01/decluttering-larte-di-fare-spazio/).

Più possediamo e più colmiamo le nostre mancanze, a quanto pare. Ogni oggetto del quale ci circondiamo si carica infatti di significato e proprio questa attribuzione di senso può contribuire alla nostra difficoltà a liberarcene. Mettere ordine tuttavia non è semplice. Questo gesto all’apparenza così banale ci consente di tenere a distanza l’inutile ma anche i ricordi associati ad esso, belli o brutti che siano. Quindi nel momento stesso in cui eliminiamo l’indesiderato, recidiamo il legame con il passato e con ciò che esso rappresenta lasciando spazio all’inatteso e nuovo.
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