Empatia: l’io come l’altro
Cari lettori di fuoritempofuoriluogo,
oggi parliamo di empatia e, a tal proposito, ripropongo un mio vecchio articolo già pubblicato tempo fa su freewordsmagazine (un blog che vi consiglio di visitare).
In un mondo ed in una realtà che sembra spersonalizzare uomini, donne e persino bambini è necessario riscoprire ciò che ci rende umani. Questo articolo non ha alcuna particolare pretesa ma invita semplicemente alla riflessione e alla riscoperta della nostra vera ed autentica essenza: quella di esseri umani. Buona lettura o rilettura.
Empatia: l’io come l’altro
Uno dei termini più pronunciati ultimamente ma al contempo più oscuri è “empatia”. Si tratta di una prerogativa apparentemente solo umana. Infatti è possibile rinvenirla, se pur in forme differenti, anche nel mondo animale. Ma di cosa si tratta esattamente?
L’etimologia greca della parola può aiutare a coglierne la sostanza: en + pathos, nel dolore e sofferenza. L’empatia infatti corrisponde alla capacità di immedesimarsi nell’altro e di percepirne gli stati emotivi. Non si tratta semplicemente di capire ciò che va o non va nell’altro. L’empatia consiste nel cogliere ciò che l’altro sente pur mantenendo il necessario distacco.
Robert Vischer, studioso e teorico di estetica, verso la fine dell’Ottocento coniò questo termine che, originariamente, aveva però un’accezione differente. In estetica, indicava la capacità della fantasia umana di cogliere il valore simbolico della natura (cit.Wikipedia). L’estetico, per Vischer, era colui che riusciva a percepire la natura esterna come propria.
Tuttavia sarà il filosofo e psicologo tedesco Theodor Lipps a parlare per primo di empatia secondo l’uso corrente.
L’empatia, secondo studi recenti, è comprensione dell’altro attraverso l’osservazione e l’ascolto. Si tratta di porsi nei confronti del prossimo senza esprimere giudizi morali ma solo concentrandosi sui sentimenti e bisogni altrui.
C’è un meccanismo biologico alla sua base? In cosa consiste? Alcuni studiosi hanno a tal proposito osservato cellule speciali denominate “neuroni-specchio”. Tali cellule sembrano attivarsi non solo quando si svolge un’azione ma anche quando la si osserva svolgersi. Si crea una sorta di “risonanza immediata” (cit. dott. Andrea Epifani) che permette di comprendere immediatamente ciò che prova l’altro. L’emozione dell’altro diventa mia.
Tramite l’empatia è possibile “riconoscere nell’alterità qualcosa di simile a ciò che si muove in me” . Si tratta della “restituzione di uno sguardo” (parti tratte da http://www.fondazionepatriziopaoletti.org/news/238/tra_filosofia_e_neuroscienze_l_empatia_e_la_responsabilita.html).
Tuttavia è anche possibile educare all’empatia e rafforzarla a partire dall’infanzia e dal rapporto genitori – figli. I genitori possono, attraverso la sensibilità, mostrare ai bambini i valori dell’altruismo, dell’apertura verso l’altro e della comprensione. Il legame tra i genitori ed i piccoli può quindi contribuire allo sviluppo di una personalità empatica. La famiglia, la classe e gli amici possono essere determinanti nello sviluppo o meno di questa prerogativa di reciprocità emozionale.
L’incapacità di condividere i sentimenti, le sofferenze o le gioie con il prossimo rientrano invece nella dispatia.
Il professore Baron – Cohen ha sviluppato un test finalizzato a valutare la capacità di immedesimarsi nell’altro. Tramite il test, è stato rilevato che le donne sembrano essere più empatiche rispetto agli uomini. Questo non significa che gli uomini non siano in grado di comprendere gli stati emotivi. Semplicemente le donne probabilmente hanno una maggiore sensibilità. Ma si può sempre migliorare visto che l’empatia è una capacità dinamica e non statica.
Se siete curiosi, è possibile svolgere questo test: http://bolognapsicologo.net/blog/reading-the-mind-in-the-eyes-test/
L’empatia è un modo non solo per conoscere l’altro ma anche per sviluppare un senso di responsabilità verso il prossimo. Grazie ad essa è possibile cogliere le difficoltà dell’altro ed attuare delle strategie di azione a favore del prossimo. Divenendo altro, l’io, che è che in ognuno di noi, acquisisce una dimensione più ampia e totalizzante.
Per ulteriori informazioni:
https://freewordsmagazine.wordpress.com/2017/05/20/empatia-lio-come-laltro/
https://fuoritempofuoriluogo.wordpress.com/2018/09/21/new-course-of-questions-the-empathy/
http://www.treccani.it/enciclopedia/empatia/
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Empatia
https://www.tesionline.it/mobile/tesi.jsp?idt=42914
http://bolognapsicologo.net/blog/reading-the-mind-in-the-eyes-test/
Maria Domenica Depalo