Epicuro ed il valore della felicità

Epicuro ed il valore della felicità

Se ben ricordo, il primo brutto voto a scuola lo presi proprio per colpa sua, e solo per aver detto Epiculo invece di Epicuro. La professoressa, che per mia sfortuna era di origini austriache, non me lo volle perdonare. Lei, infatti, era convinta che avessi sbagliato di proposito per far ridere i miei compagni di classe.
Ora, però, se qualcuno mi chiedesse chi è stato secondo me il filosofo più intelligente, io non potrei fare altro che nominarlo. Lui, il mio “Santo” Epicuro, vissuto nel III secolo a.C., un giorno disse che due soltanto sono le esistenze possibili, e per la precisione: l’essere felice o l’essere infelice. Due, inoltre, sono i modi di vivere: o stando sotto il braccio dell’Amore o sotto il braccio dell’Odio. Mi spiego meglio. Se è vero che tutto ciò che capita nella vita ha una sua importanza, più o meno grande, cerchiamo, a forza di raffronti, di costruirci una scala di valori su misura, sulla quale poi poter compiere le nostre scelte ed essere felici.
È più importante, tanto per dirne una, il Potere, il Successo, l’Amore, il Denaro, la Libertà o il Sesso? Secondo Epicuro il valore più importante è l’Amicizia, perché è proprio attraverso l’amicizia che riusciamo a rendere felici noi stessi e gli altri. (Cit. da Stammi felice. Filosofia per vivere relativamente bene. 2015 di Luciano Decrescenzo Mondadori)

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Professoressa suscettibile direi ma cosa ci possiamo fare. Il suo dubbio era più che lecito. D’altronde ricordiamo tutti il modo di fare ironico di Decrescenzo e la sua visione leggera ma mai banale delle vicende della vita.

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Forte della sua passione per la filosofia, egli sviluppò un approccio caratterizzato dalla curiosità ma anche dall’accettazione attiva degli eventi quotidiani cercando di spiegarli ricorrendo ai grandi saggi ma anche al suo connaturato ottimismo che gli permetteva di cercare di capire quale potesse essere il modo migliore per essere felice senza, tuttavia, mai essere banale nelle sue ricerche.

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A tal proposito, concordate anche voi con Epicuro? Anche secondo voi, l’amicizia è il valore che dovrebbe contare di più nella nostra vita,  l’unico in grado di rendere felici noi e gli altri? E quali scelte operate in tal senso? In che modo si può essere felici?

Scrivete pure nei commenti cosa ne pensate.

Link della foto di Decrescenzo: https://www.flickr.com/photos/57005853@N07/9112314061/sizes/o/in/photostream/

Maria Domenica Depalo

Oniomania o dipendenza dallo shopping

Dite la verità: anche voi passate ore ed ore in negozio o peggio sulle varie app a disposizione per dedicarvi allo shopping matto e disperatissimo?

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Anche voi difficilmente resistete alle borse e alle scarpe? Per non parlare dei libri che praticamente infiniti abitano a casa di noi bibliofili e che continuano ad aumentare di numero nonostante il proposito di controllare l’impulso ad acquistarne? Non preoccupatevi: è tutto normale.

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Ma cosa accade però quando la passione per lo shopping diventa un vero e proprio disagio psicologico, quando cominciamo ad comprare senza pensare se effettivamente ci serva quello che stiamo per acquistare perdendo letteralmente il controllo su ciò facciamo.
In tal caso parliamo di una dipendenza che  può celare delle mancanze profonde e che può portare ad incidere in modo negativo sulla propria esistenza nonché sulla vita di relazione oltre che sui risparmi.

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Questa dipendenza da shopping viene descritta agli inizi del ‘900 dallo psichiatra tedesco Emil Kraepelin che le attribuisce il nome  “oniomania”, dal greco onios, vendita e mania, fissazione.
Questo significa che ciò che acquistiamo non è solo un oggetto o un oggetto in sé ma qualcosa di più. La maglietta, le scarpe o la cover acquistano infatti un significato nuovo e rassicurante tale da compensare il proprio vuoto interiore o calmare un’ansia che altrimenti continuerebbe a perdurare.

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Sulla base dell’approccio psicodinamico, il comportamento compulsivo ha una funzione difensiva, serve a tenere lontano un conflitto interno, un dolore importante e una paura. Lo shopping, in questi casi, diventa un modo per anestetizzare emozioni scomode (https://www.psicologodibase.com/psicologia-e-territorio/384-come-smettere-di-comprare-compulsivamente.html) .

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Questo disagio che sembra colpire soprattutto le donne tra i 35 e i 40 anni, sembra mostrare i primi segnali in età adolescenziale.
Le cause alla base di questa mania possono essere molteplici, come ad esempio:
l’ansia patologica;
i disturbi dell’umore;
una bassa autostima;
disturbi del comportamento alimentare;
stati depressivi nonché ossessivo- compulsivi.

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Una volta identificato il problema, l’unica cosa da fare è ricorrere ad uno psicologo o ad uno psichiatra in grado di porre in atto terapie finalizzate a ridurre la coazione all’acquisto.
Esse possono portare ad una maggiore consapevolezza di sé e quindi conseguentemente all’apprendimento di tecniche in grado di combattere l’ansia e di controllare l’impulso di acquistare.
Per saperne di più cliccate sui link ma soprattutto rivolgetevi a professionisti seri e competenti.


Link: https://www.psicologodibase.com/psicologia-e-territorio/384-come-smettere-di-comprare-compulsivamente.html

https://psicoterapiascientifica.it/shopping-compulsivo-oniomania/

https://www.unobravo.com/post/oniomania-lo-shopping-compulsivo

Maria Domenica Depalo

Parole su carta: recensione di La catastrofica visita allo zoo di Joël Dicker.       

Devo confessarlo: con il suo ultimo lavoro Joël Dicker mi ha sorpresa.

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Contrariamente a “La verità sul caso Harry Quebert” e ad “Un animale selvaggio“, due thriller che ho letteralmente divorato, questa volta parliamo di un romanzo decisamente più leggero e destinato a tutti ma principalmente ai più piccoli.

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Si tratta infatti di una storia che si legge velocemente e piacevolmente e narrata in prima persona da Joséphine, una bimba “speciale”, come d’altronde lo sono i suoi compagni di scuola nonché amici. Senza anticiparvi nulla, soprattutto in merito alla visita allo zoo, si tratta del racconto di una serie di disastri che nascono in realtà solo da buone intenzioni, come quella di aiutare il direttore della scuola, un uomo un po’ troppo timido, impacciato, apparentemente inutile ma tutto sommato a posto.
D’altronde, come dice la madre della nostra piccola protagonista, “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”.

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Tutto inizia con l’allagamento della scuola dei bimbi speciali e con l’indagine attenta ed accorta condotta proprio dai bambini.
Senza dire altro, non sono riuscita a non sorridere dinanzi al giudizio severo ma al contempo sincero e disarmante che i piccoli esprimono del mondo dei grandi.
Personalmente ho trovato molto divertenti il poliziotto che darà loro interessanti suggerimenti per risolvere il mistero e la nonna di Giovanni.
Ma non dirò altro.
Buona lettura!
Lo consiglio.


Maria Domenica Depalo

Banalità delle cattive compagnie

Banalità delle cattive compagnie

Per cattive compagnie non mi riferisco solo a gente cattiva, viziosa o distruttiva; di quelle si dovrebbe evitare la compagnia perché la loro influenza è velenosa e deprimente. Mi riferisco soprattutto alla compagnia di persone amorfe, di gente la cui anima è morta, sebbene il corpo sia vivo; di gente i cui pensieri e la cui conversazione sono banali; che chiacchiera anziché parlare, e che esprime opinioni a cliché invece di pensare. (ERICH FROMM, L’arte di amare, 1956)

Non solo i “classici” cattivi ma anche gli ignavi (così li chiamava Dante) e gli inetti di Svevo potrebbero benissimo far parte di questa categoria di individui da evitare: uomini e donne privi di quella personalità che conferisce senso e significato all’essere umano;  individui che, con la loro presenza ed influenza, possono perturbare e turbare chi ha la sfortuna di incontrarli.

Parliamo di persone di persone “né carne né pesce” (Verga mi perdonerà per questo riferimento impertinente ma forse necessariamente pertinente per rendere l’idea), persone senza sostanza incapaci di produrre arricchimento interiore a sé stessi e agli altri.

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La vanità e la vuotezza di contenuto come leitmotiv della loro vita: l’espressione “amorfo” appare pertanto perfettamente calzante e mostra appieno l’essenza di chi può soltanto impoverire.

Banalità del chiacchiericcio, l’imperversare di opinioni fini a sé stesse e di cliché dominano in queste persone che, gonfie e tronfie, camminano circondandosi di una corte debole ed altrettanto vacua.

Erich Fromm ci invita a rifuggire da cotali individui e a ricercare la sostanza.

Vi è capitato di incontrare tali persone? Cosa avete fatto in tal caso?

Link:

https://www.libriantichionline.com/divagazioni/erich_fromm_persone_da_evitare

Maria Domenica Depalo

Food and mood

Food and Mood

Per l’argomento di questo mese devo ringraziare un video della BBC che mi ha letteralmente ispirata. In questo video i due speaker parlano infatti del legame tra cibo (food) ed umore (mood) ed è proprio questo il tema dal quale partiremo per la nostra riflessione.

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In realtà già alla fine del diciannovesimo secolo gli studiosi William James e Carl Lange avevano ipotizzato un legame stretto ed imprescindibile tra il nostro cervello e le nostre viscere mostrando, se pur ancora in modo implicito, il legame tra emozioni forti ed intense, quali possono essere la rabbia e l’ansia ed il nostro apparato gastro-intestinale.

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Numerosi studi attuali sembrano confermare infatti questo strettissimo legame tra il nostro  benessere mentale ed il cibo che assumiamo tutti i giorni.
D’altronde noi non siamo organismi autotrofi, come le piante, e quindi per reperire l’energia che ci serve dobbiamo nutrirci. Tuttavia, cosa succede quando viene ad instaurarsi un legame sbagliato tra il nostro stato d’animo ed il cibo?

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Senza entrare nello specifico dei DCA (disturbi del comportamento alimentare), basti pensare a cosa succede quando siamo tristi, in ansia o persino fin troppo felici. Ci ritroviamo a mangiare fin troppo o addirittura nulla con importanti e spesso pericolose conseguenze sulla nostra salute.
Attenzione, ognuno di noi ha un comfort food e può capitare che talvolta ci si abbuffi per una delusione oppure che non si mangi per tristezza. Questo però non deve diventare un’abitudine ossessiva.

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Lo diventa però quando tutto questo sottintende un senso di smarrimento generale, un senso di vuoto e di inadeguatezza che va assolutamente colmato.
In che modo? Intanto guardandosi dentro ed imparando ad accettare le proprie fragilità e debolezze e rivolgendosi anche ad un professionista in casi più gravi.

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La consapevolezza di sé tuttavia è il primo passo per migliorare il proprio rapporto con ciò che si mangia e vivere al meglio la relazione tra il cibo, noi stessi e chi ci circonda.
Anche coltivare sogni e cercare stimoli nuovi può aiutare a sviluppare una relazione più sana tra il cibo e chi siamo.
Porsi degli obiettivi, guardare con maggiore ottimismo verso il futuro, non essere soli può influenzare ciò che sentiamo dentro e quindi, conseguentemente il nostro legame con il cibo.

restaurant
https://pixabay.com/photos/restaurant-people-eating-690975/

D’altronde osservare il modo in cui ci approcciamo ad esso e capire come ci sentiamo in quel momento può essere l’inizio di un nuovo modo di rivedere la nostra vita.
Maria Domenica Depalo
Per saperne di più:   https://www.menshealth.com/it/salute/benessere-psicofisico/a60801300/cibo-emozioni-relazione-alimentazione-umore/

https://www.fitosofia.com/cibo-umore-migliore/

https://fuoritempofuoriluogo.com/2019/09/09/il-cibo-come-strumento-di-relazione/

https://youtu.be/fG7dJ6A3l7w?si=JqO0i-iBVmM44VrF

Parole su carta: recensione di Piuttosto che ma anche no di Manolo Trinci

Parole su carta: recensione di Piuttosto che ma anche no di Manolo Trinci

Smandrappate e smandrappati, finalmente è giunto il momento di parlare di un manuale della lingua italiana (sì, avete capito bene) che mi ha appassionato dalla prima all’ultima pagina.

Pubblicato dalla Sperling & Kupfer, ho avuto modo di venirne a conoscenza grazie ad una pagina Instagram che seguo da un po’ e che, per gli appassionati di lettere, parole, strutture e loro organizzazioni in frasi e pensieri, è diventata un must.

Parlo di quella di Manolo Trinci. Scrittore, autore e bibliofilo, insomma amante della parola scritta e parlata, Trinci ha pubblicato Piuttosto che ma anche no nel 2023 dopo il successo di Le basi proprio della grammatica. Manuale di italiano per italiani (2019).

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Usando un linguaggio veloce, scorrevole e chiaro l’autore, partendo dal graffito di Commodilla fino ad arrivare al linguaggio contemporaneo, propone un vero e proprio viaggio nella lingua italiana soffermandosi sugli aspetti più rilevanti del suo percorso evolutivo sempre in atto.

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L’attenzione è rivolta alla parola in senso “ampio”, quindi sulla sua modalità di scrittura  – interessante appare in tal senso l’attenzione agli errori d’autore di Svevo, Pirandello e di Saviano nonché all’uso corretto dei femminili e della punteggiatura – nonché sull’influsso delle lingue antiche e moderne sull’italiano. Basti pensare al peso degli anglismi e dei francesismi.

Ogni capitolo termina con delle curiosità grammaticali o letterarie delle quali, vi assicuro, non potrete fare a meno. Ve lo assicuro. 

Quando si dice “unire l’utile al dilettevole”. La foto è sempre mia. Photo©MariaDomenicaDepalo

Ad appassionarmi in particolare è stata la parte dedicata ai codici secondari, più precisamente al linguaggio prossemico.

“Il linguaggio prossemico, ovvero la distanza fisica che, consapevolmente o meno, decidiamo di mantenere tra noi ed il nostro interlocutore. Più ci sentiamo a nostro agio e avvertiamo che il rapporto con chi ci sta di fronte è di parità , minore è la distanza. Al contrario, se ci sentiamo a disagio, per esempio quando non vi è alcun grado di confidenza con l’interlocutore o quando per strada uno sconosciuto ci ferma all’improvviso per chiederci indicazioni, tutto questo può tenerci a debita distanza”.(Cit.)

Insomma, lo consiglio.

Per capire però perché vi abbia chiamati smandrappate e smandrappati, cliccate sul link.

https://www.instagram.com/manolo_trinci?igsh=OWhkdnZzdDZjcTF6

Buona lettura 📚

Maria Domenica Depalo

Uguale agli altri

“Non posso fare a meno di chiedermi perché il Grande Fratello piaccia tanto al pubblico italiano. All’inizio l’ho guardato per curiosità: cinque minuti e basta. Poi la noia mi ha preso. Il tempo, mi sono detto, è una cosa troppo preziosa perché io lo possa buttare in questo modo. Ma perché un italiano su tre, di quelli che la sera accendono la televisione, lo vede? E come sempre la prima risposta che mi è venuta in mente è stata ‘tutti lo vedono perché tutti lo vedono’.

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Tutti fanno ciò che gli altri fanno: è il principio base del conformismo. Se io sono uguale agli altri, sia nelle idee che nei costumi, non posso avere la sensazione di essere diverso. Sono salvo dal terrore della solitudine. L’unione ottenuta mediante il conformismo, però, non è intensa né profonda; è superficiale e, poiché è il risultato della routine, è insufficiente a placare l’ansia della solitudine. Non sono meno solo ma sono più povero, questo sì!
La povertà del futuro sarà l’ignoranza, e le differenze sociali degli anni a venire saranno stabilite, più che dal denaro, dalla cultura di chi sa qualcosa e di chi non sa niente, da chi è ancora in grado di pensare con la propria testa e chi no”.

[Tratto da Luciano De Crescenzo, Il caffè sospeso]

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Conformismo e unicità quanto si legano tra loro? Scrivete pure cosa ne pensate nei commenti.

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Maria Domenica Depalo

A tutte le donne

A tutte le donne

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso sei un granello di colpa anche agli occhi di Dio malgrado le tue sante guerre per l’emancipazione.

Spaccarono la tua bellezza e rimane uno scheletro d’amore che però grida ancora vendetta e soltanto tu riesci ancora a piangere poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, poi ti volti e non sai ancora dire e taci meravigliata e allora diventi grande come la terrae innalzi il tuo canto d’amore.

Alda Merini

Buona festa delle donne.

Arteinchiostro: festival dell’arte creativa

Arteinchiostro:festival dell’arte creativa

Se l’arte, il disegno, i fumetti e le illustrazioni in generale sono la vostra passione e amate cimentarvi nel disegno, allora questo evento fa per voi. 

©Arteinchiostro

Il 15 ed il 16 giugno dalle ore 16 alle ore 22, la Cittadella della Cultura di Giovinazzo, in provincia di Bari, sita in piazza Sant’Agostino, ospiterà gli artisti del nostro territorio che avranno la possibilità non soltanto di mostrare le loro opere ma anche di disegnare dal vivo.

photo©MariaDomenicaDepalo

Per non parlare poi delle lezioni gratuite di disegno destinate a tutti, grandi e piccini e a cui potrete partecipare.

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Se quindi siete degli artisti e volete partecipare a questo evento esponendo i vostri lavori GRATUITAMENTE in una location suggestiva e ricca di storia, scrivete ad arteinchiostro@gmail.com!

©Arteinchiostro


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Link: https://www.facebook.com/profile.php?id=61558627851424

https://www.instagram.com/arteinchiostro?igsh=NmNobXk4ZXZ0M3Rs

Festa del cioccolato a Bari

Festa del cioccolato a Bari

Amanti del cioccolato, croce e delizia di noi golosoni, compagno fidato su cui poter fare affidamento nei momenti più lieti ma anche in quelli più disperati, produttore naturale di buon umore ma anche causa di carie (quindi occhio!): finalmente è tornato a Bari il festival dedicato a questo piacere proibito, ma in realtà ben accessibile a tutti.

Parliamo della Festa del cioccolato che avrà luogo a Bari in Piazza Umberto da venerdì 10 novembre a domenica 12 novembre.

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Profumato, delicato ma anche deciso nel suo sapore, unico nella varietà dei colori e forme, il cioccolato rappresenta l’essenza stessa del piacere da gustare pian piano.
Liscio in superficie, senza imperfezioni o increspature, inebriante del profumo di cacao, capace di assumere molteplici forme ed aspetti (come vedremo a Bari), da non mordere avidamente ma da sciogliere delicatamente e lentamente in bocca in modo da coglierne fragranze, sapori ed aromi, è sempre pronto ad essere colto ed abbracciato nella sua totalità.

Ricco di feniletilamina, fondamentale nella regolazione dei nostri stati d’animo, ricco anche di triptofano alla base della sintesi della serotonina, ormone del buonumore, sembra proprio che il consumo di cioccolato possa aiutarci nei momenti di maggior tristezza e smacco.

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Insomma è nei momenti in cui ci sentiamo più sconfortati che mai che assaggiamo il primo di una lunga serie di cioccolatini per stare meglio. E a darci ragione e supporto, soprattutto quando il senso di colpa sembra pervaderci, è proprio la scienza.

Secondo la dottoressa Sarah Jackson, il consumo di cioccolato, in particolare quello fondente contribuisce a ridurre l’insorgenza dei sintomi della depressione. Il cacao da cui otteniamo la “bevanda degli dei”, secondo gli Incas, contiene infatti piccole quantità di salsolinolo e salsolina che sarebbero proprio degli antidepressivi naturali.

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Gli esperti dell’University College London, della University of Calgary e dell’Alberta Health Services Canada affermano che il cioccolato fondente può arrivare a ridurre il rischio di depressione di ben 4 volte: se il 7,6% di un campione di 13.626 persone studiate proveniente dalla Us National Health and Nutrition Examination Survey risulta soffrire del male di vivere, questa percentuale cala a solo l’1,5% fra chi mangia regolarmente cioccolato, fondente per la precisione (tratto da https://www.milleunadonna.it/benessere/articoli/Cioccolato-terapeuticorischi-depressione).

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Allora non resta che gustarlo facendoci avvolgere dal suo profumo, sapore, gusto ma soprattutto essenza che è quella della piacevolezza.

Senza esagerare però.

Maria Domenica Depalo

P.S.: ecco alcuni link che potranno tornarvi utili

https://fuoritempofuoriluogo.com/tag/festedelcioccolato/

https://fuoritempofuoriluogo.com/tag/festedelcioccolato/

https://www.telebari.it/spettacoli/132201-dalle-praline-ai-gianduiotti-torna-a-bari-la-festa-del-cioccolato-stand-e-degustazioni-in-piazza-umberto-dal-10-al-12-novembre.html

https://www.lacucinaitaliana.it/news/salute-e-nutrizione/perche-il-cioccolato-ci-mette-di-buon-umore/#:~:text=La%20serotonina&text=Uno%20dei%20principali%20motivi%20per,corpo%20per%20sintetizzare%20la%20serotonina

https://www.milleunadonna.it/benessere/articoli/Cioccolato-terapeuticorischi-depressione