Parole su carta: recensione di “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”

Parole su carta: recensione di “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”


Nulla può fermare Allan Karlsson che sta per compiere cento anni. Nonostante infatti tutto sia praticamente pronto, egli non ha alcuna intenzione di festeggiare il suo compleanno nell’ospizio che lo ospita, anzi che lo tiene “imprigionato”.

Decide di andare via e così l’arzillo vecchietto dopo aver scavalcato la finestra della sua stanza, con decisione si incammina verso la stazione dei pullman, pur non avendo in realtà un’idea chiara della direzione del suo viaggio.

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Tuttavia appare subito chiaro che ciò che conta per Allan è riconquistare l’agognata libertà e nel farlo è disposto a tutto, ma proprio a tutto. D’altronde il nostro Allan non è un uomo qualunque ma ha inciso in modo determinante sulla storia del mondo, senza saperlo però.

Alla stazione dei pulman, il nostro simpaticissimo protagonista incontra uno strano giovane che gli chiede di prestare attenzione al suo ingombrante bagaglio mentre si allontana un attimo per recarsi in bagno.

Non volendo però perdere l’autobus soprattutto per evitare di essere riportato nella casa di riposo, Allan si imbarca portando con sé proprio la valigia del ragazzo che in realtà è un pericoloso criminale pronto a tutto pur di riconquistare il suo bottino.

Il libro di Jonas Jonasson è l’occasione giusta per riflettere su un episodio che si lega perfettamente alla trama del romanzo ed accaduto l’estate appena trascorsa. Ne ha parlato il giornalista ed autore Michele Serra in un articolo su “La Repubblica”. Nel suo “È sempre l’ora della libertà“, infatti Serra fa riferimento proprio al libro di Jonasson mentre parla della storia di un novantaduenne fuggito dall’ospizio nel quale evidentemente non voleva trascorrere gli ultimi anni della sua vita, per tornare “a casa”, la sua.

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In ciascuno di noi c’è una voce interiore che, prima ancora che si possa ragionare sui perché della reclusione, grida “scappa! scappa!”. C’è un’epica della fuga che coinvolge e travolge, l’evaso, anche se è un criminale, esercita un istinto di libertà irresistibile. Universale. […] quel corpo contiene ancora energia, quella testa è ancora capace di valutare le stanze e distanze, quelle gambe e quelle braccia possono ancora violare una recinzione e dirigersi verso quel posto insostituibile che chiamiamo “casa“. (cit. tratta da È sempre l’ora della libertà di Michele Serra, la Repubblica, agosto 2023)

Tali parole non possono non far pensare alla storia di Allan e a quel suo motto di vita che è percepibile dalla prima fino all’ultima pagina del romanzo che consiglio vivamente.

Maria Domenica Depalo

P.S. cliccando sul link, avrete modo di poter vedere il trailer del film tratto da questo romanzo. Quindi buona lettura e buona visione.

Parole su carta: “Va’ dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro

Parole su carta: “Va’ dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro

Forse il romanzo più noto dell’autrice e scrittrice triestina Susanna Tamaro, “Va’ dove ti porta il cuore” è sicuramente uno dei libri che ho amato di più nella vita. L’ho infatti letto e riletto così tante volte da non ricordare neppure quante ma venendo sempre travolta da un turbine di emozioni fortissime, come se fosse la prima volta.

L’anziana protagonista Olga, tornata a casa dopo un ricovero in ospedale, decide di scrivere una lettera alla nipote Marta ora in America. Il loro rapporto inizialmente ricco di complicità e di affetto, è andato deteriorandosi nel tempo tanto da indurre la ragazza a trasferirsi lontano. La nonna della ragazza, consapevole delle proprie precarie condizioni di salute, ben lungi però dal voler interrompere il soggiorno di Marta negli Stati Uniti, prima che sia troppo tardi vuole parlarle delle sue origini rivelandole alcuni segreti che potrebbero spiegare il perché delle sue inquietudini.

Lo scorrere delle pagine pone l’accento sui momenti più difficili ma anche più intensi della loro vita, dei rapporti con la famiglia ma anche sulla forte conflittualità tra la narratrice e la figlia, Ilaria. Donna problematica, fragile e piena di risentimento nei confronti dei suoi genitori che considera la ragione dei suoi fallimenti, quest’ultima è il riflesso del passato, degli errori ma anche delle speranze disattese dell’autrice di questo diario. La madre di Marta può essere vista in particolare come simbolo di un disfattismo fragile ed intrinseco le cui radici sono profonde ma che non lo giustificano.

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Tuttavia la nostra attenzione non può divergere da una narrazione piena di verità e di dolore ed il cui riscatto sembra essere rappresentato proprio da quella ragazza temporaneamente lontana da casa ma che è ancora sicuramente legata fortemente ad essa.

Maria Domenica Depalo

P.S. Mentre Olga rievoca il suo rapporto con la piccola Marta, riporta alla memoria un libro letto assieme e che presto sarà un altro dei protagonisti di questa rubrica: Il piccolo principe. Voi lo avete già letto?

La recensione del mese: “Kafka sulla spiaggia” di Murakami Haruki

La recensione del mese: “Kafka sulla spiaggia” di Murakami Haruki

La proposta letteraria di fuoritempofuoriluogo per questo mese è “Kafka sulla spiaggia”. Innovativo, sui generis, curioso e mistico nonostante il suo strettissimo legame con il reale, questo romanzo mi ha condotta a numerosissime curiosità e domande alcune delle quali relative alla effettiva fruibilità del reale e alla sua autentica concretezza.

Scritto da Murakami Haruki, docente universitario a Princeton ed in California, e pubblicato nel 2002, questo romanzo ha avuto un’immediata ed straordinaria accoglienza in tutto il mondo tanto da meritare nel 2006 il Premio World Fantasy.

Lo scorrere veloce delle parole e delle pagine permette alle vicende del giovane Kafka Tamura e dell’anziano Nakata di intrecciarsi armoniosamente. Il primo è un quindicenne smarrito in fuga dalla maledizione edipica scagliatagli dal padre ma anche un ragazzo deciso a scoprire la verità sul suo abbandono ad appena quattro anni. Nella sua ricerca sarà aiutato da vari personaggi, tra cui Oshima e la signora Saeki ma soprattutto da Corvo, proiezione del suo io (del resto kafka in ceco vuol dire corvo).

Nakata invece è un anziano che all’età di nove anni ha subito un incidente che lo ha privato della capacità di leggere e di astrarre ma lo ha reso in grado di parlare con i felini ed una pietra. Vive con i sussidi del governo e aiuta le famiglie a ritrovare i loro gatti scomparsi misteriosamente. Anche lui non sarà solo: incontrerà il camionista Hoshino con cui vivrà delle avventure incredibili tra tuoni improvvisi e misteriose piogge di pesci e sanguisughe.

Fantasia e realtà si mescolano fino a divenire l’una parte dell’altra e distinguerle sarà pressoché impossibile. Con un linguaggio scorrevole e coinvolgente, l’autore descrive le sfaccettature più intime e preziose dei personaggi ed i loro tormenti interiori mostrando come la debolezza sia in realtà espressione di una forza che può diventare un nuovo punto di partenza. Per tutti.

Buona lettura!

Per conoscere meglio l’autore, consultate questi siti:

http://www.harukimurakami.com/

http://www.harukimurakami.it/Joomla/

 

Maria Domenica Depalo