La solitudine e la riscoperta di sé
Qualche tempo fa abbiamo affrontato il tema della solitudine intesa come isolamento sociale. Ne abbiamo poi evidenziato la negatività parlando degli Hikikomori, persone di ogni età che volontariamente si allontanano dalla società anche per anni chiudendosi in loro stesse e nel loro mondo personale.
Oggi invece parleremo della solitudine sottolineandone gli aspetti positivi.
Presi da mille impegni, circondati da centinaia di persone che sembrano spesso soffocarci con la loro presenza ingombrante, sentiamo di avere bisogno di staccare da tutti e da tutto per ritrovare noi stessi.
Riscoprire noi stessi è fondamentale se non vogliamo essere fagocitati da una società che vuole vederci sempre efficienti e pronti all’azione.
Ecco perché ci concentreremo sulla solitudine vista come strumento di rigenerazione.
Studi recenti e pubblicati su “Personality and social psychology bulletin” dell’Università di Rochester dimostrano come un quarto d’ora al giorno di solitudine possa contribuire a rigenerare mente e corpo.
Stare soli con se stessi dando ai propri pensieri la possibilità di scorrere liberi permette alla propria mente di ‘respirare’ e di potersi esprimere senza quei confini che spesso siamo proprio noi stessi a costruire.
Tuttavia, la solitudine può anche far paura. Avere a che fare con se stessi ed i propri demoni non è facile. Ecco perché tendiamo a circondarci di persone, a coltivare molti interessi e ad oberarci volontariamente di compiti.
Temiamo il vuoto.
Essere soli invece va visto come la grande occasione di scoprire o riscoprire noi stessi, i nostri sogni, progetti e passioni ma anche a convivere con le nostre paure e brutture. Anche loro fanno parte di noi.
Che rapporto avete con la solitudine? Come la affrontate? La temete o la apprezzate?
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Maria Domenica Depalo


