Oggi partiamo dalle parole di Corrado Augias per riflettere sull’importanza dello studio.
Cos’è lo studio? Corrisponde solo all’apprendimento mnemonico ed asettico di concetti oppure è qualcosa di più? Quanti insegnanti, genitori ed inevitabilmente studenti vanno al di là del mero nozionismo asettico per concentrarsi invece su una dimensione che è vitale e centrale?
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La scuola che ruolo deve assumere in tal senso? Riesce ad proporsi come organismo vivo e vitale con tutti i suoi attori?
Ricordo ancora la domanda che fece il professore di filosofia il primo giorno di liceo:
Ci guardammo stupiti. “L’ignoranza è un carcere. Perchè là dentro non capisci e non sai che fare.
In questi cinque anni dobbiamo organizzare la più grande evasione del secolo. Non sarà facile, vi vogliono stupidi, ma se scavalcate il muro dell’ignoranza poi capirete senza dover chiedere aiuto. E sarà difficile ingannarvi. Chi ci sta?”.
Mi è tornato in mente quell’episodio indelebile leggendo che solo un ragazzo su venti capisce un testo. E penso agli altri diciannove, che faticano ad evadere e rischiano l’ergastolo dell’ignoranza.
Uno Stato democratico deve salvarli perchè è giusto. E perchè il rischio poi è immenso: le menti deboli chiedono l’uomo forte.
Salutiamo quest’anno con le parole preziosissime di Gianni Rodari che ci inducono a riflettere sul mistero e sulla preziosità del tempo passato ma anche di quello futuro, inaspettato e misterioso nel suo stesso svolgimento.
Che sia un anno splendido!!!
Indovinami, Indovino, tu che leggi nel destino: l’anno nuovo come sarà? Bello, brutto o metà e metà?”
“Trovo stampato nei miei libroni che avrà di certo quattro stagioni, dodici mesi, ciascuno al suo posto, un Carnevale e un Ferragosto e il giorno dopo del lunedì sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo nel destino dell’anno nuovo: per il resto anche quest’anno sarà come gli uomini lo faranno!
GIANNI RODARI, Filastrocche in cielo e in terra (Torino, Einaudi 1960).
Ho appena assistito ad uno scempio: libri nella spazzatura.
Non buttate i libri!!! Donateli o in alternativa portateli alla Cittadella della Cultura in Piazza Sant’Agostino a Giovinazzo (Bari)!!!! È aperta tutte le mattine e pomeriggi tranne la domenica e nei giorni festivi. Tutti i libri sono sacri, soprattutto quelli vissuti e le vecchie edizioni 📚♥️
Se comandasse lo zampognaro Che scende per il viale, sai che cosa direbbe il giorno di Natale? “Voglio che in ogni casa spunti dal pavimento un albero fiorito di stelle d’oro e d’argento”. Se comandasse il passero Che sulla neve zampetta, sai che cosa direbbe con la voce che cinguetta? “Voglio che i bimbi trovino, quando il lume sarà acceso tutti i doni sognati più uno, per buon peso”. Se comandasse il pastore Del presepe di cartone Sai che legge farebbe Firmandola col lungo bastone? “Voglio che oggi non pianga nel mondo un solo bambino, che abbiano lo stesso sorriso il bianco, il moro, il giallino”. Sapete che cosa vi dico Io che non comando niente? Tutte queste belle cose Accadranno facilmente; se ci diamo la mano i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l’anno.
Gianni Rodari
Tantissimi auguri di buon Natale a tutti voi e noi dalla redazione di fuoritempofuoriluogo. Che questa festa Santa ed Universale, indipendentemente dalla fede individuale, possa portare cambiamenti reali e concreti ma soprattutto positivi alle nostre vite.
I poveri di oggi (e cioè coloro che costituiscono un “problema” per gli altri) sono prima di tutto e soprattutto dei “non consumatori”, più che dei “disoccupati”. Essi vengono definiti innanzi tutto dal fatto di essere consumatori difettosi: infatti, il più basilare dei doveri sociali cui vengono meno è il dovere di essere acquirenti attivi ed efficaci dei beni e servizi offerti dal mercato. […]
Il consumatore “difettoso”, chi dispone di risorse troppo scarse per rispondere adeguatamente all’appello, o più esattamente ai richiami seduttivi dei mercati, è gente di cui la società dei consumatori “non ha bisogno”; se non ci fosse, la società dei consumatori ne guadagnerebbe. […]
La società dei consumatori cresce rigogliosa finché riesce a rendere perpetua la non-soddisfazione dei suoi membri, e dunque la loro infelicità, per usare il suo stesso termine. Il metodo esplicito per conseguire tale effetto consiste nel denigrare e svalutare i prodotti di consumo poco dopo averli portati alla ribalta nell’universo dei desideri dei consumatori.
ZYGMUNT BAUMAN, Consumo, dunque sono
Le parole di BAUMAN ci portano a riflettere sulla possibile suddivisione degli esseri umani tra “ricchi consumatori-fruitori” e “poveri non consumatori-difettosi” e su una possibile ed ulteriore biforcazione della categoria umana in “attivi e passivi” del processo economico.
È evidente come suddividere gli individui in tal modo sia fortemente limitante oltre che fuorviante. Tuttavia sembra proprio che il contesto socioculturale dell’era postmoderna nel quale siamo inseriti sia caratterizzato da un modo di vedere che tende sempre più ad “escludere”. Anche e soprattutto da un punto di vista economico e, a partire da questo, da quello umano.
Ma è giusto considerare l’uomo solo come consumatore? Cosa c’è dietro questa categorizzazione? Dietro c’è l’individuo con le sue prerogative, sogni, progetti ma anche delusioni, fallimenti e aspettative disattese.
L’impossibilità di fruire di un bene materiale può essere causa di frustrazione oltre che di emarginazione in una società nella quale il possesso diviene manifestazione di uno status che in realtà non è benessere ma può essere anche solo manifestazione di vacuità.
Domandiamoci quindi anche quale visione di noi stessi possa produrre questo modo di “subire” un consumismo che, per quanto fondamentale per una buona salute dell’economia, in realtà può divenire cartina tornasole di un disagio che non può più restare celato ma diventa ogni giorno più importante.
Amanti del cioccolato, croce e delizia di noi golosoni, compagno fidato su cui poter fare affidamento nei momenti più lieti ma anche in quelli più disperati, produttore naturale di buon umore ma anche causa di carie (quindi occhio!): finalmente è tornato a Bari il festival dedicato a questo piacere proibito, ma in realtà ben accessibile a tutti.
Parliamo della Festa del cioccolato che avrà luogo a Bari in Piazza Umberto da venerdì 10 novembre a domenica 12 novembre.
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Profumato, delicato ma anche deciso nel suo sapore, unico nella varietà dei colori e forme, il cioccolato rappresenta l’essenza stessa del piacere da gustare pian piano. Liscio in superficie, senza imperfezioni o increspature, inebriante del profumo di cacao, capace di assumere molteplici forme ed aspetti (come vedremo a Bari), da non mordere avidamente ma da sciogliere delicatamente e lentamente in bocca in modo da coglierne fragranze, sapori ed aromi, è sempre pronto ad essere colto ed abbracciato nella sua totalità.
Ricco di feniletilamina, fondamentale nella regolazione dei nostri stati d’animo, ricco anche di triptofano alla base della sintesi della serotonina, ormone del buonumore, sembra proprio che il consumo di cioccolato possa aiutarci nei momenti di maggior tristezza e smacco.
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Insomma è nei momenti in cui ci sentiamo più sconfortati che mai che assaggiamo il primo di una lunga serie di cioccolatini per stare meglio. E a darci ragione e supporto, soprattutto quando il senso di colpa sembra pervaderci, è proprio la scienza.
Secondo la dottoressa Sarah Jackson, il consumo di cioccolato, in particolare quello fondente contribuisce a ridurre l’insorgenza dei sintomi della depressione. Il cacao da cui otteniamo la “bevanda degli dei”, secondo gli Incas, contiene infatti piccole quantità di salsolinolo e salsolina che sarebbero proprio degli antidepressivi naturali.
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Gli esperti dell’University College London, della University of Calgary e dell’Alberta Health Services Canada affermano che il cioccolato fondente può arrivare a ridurre il rischio di depressione di ben 4 volte: se il 7,6% di un campione di 13.626 persone studiate proveniente dalla Us National Health and Nutrition Examination Survey risulta soffrire del male di vivere, questa percentuale cala a solo l’1,5% fra chi mangia regolarmente cioccolato, fondente per la precisione (tratto da https://www.milleunadonna.it/benessere/articoli/Cioccolato-terapeuticorischi-depressione).
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Allora non resta che gustarlo facendoci avvolgere dal suo profumo, sapore, gusto ma soprattutto essenza che è quella della piacevolezza.
Senza esagerare però.
Maria Domenica Depalo
P.S.: ecco alcuni link che potranno tornarvi utili
Volete migliorare il vostro inglese? Avete bisogno di un ripasso di latino e greco o di fisica? Volete imparare l’arabo? Allora i social fanno proprio per voi.
Premesso che niente e nessuno potrà mai sostituire la “buona” scuola ed un manuale, tuttavia a salire alla ribalta ultimamente in tal senso è proprio uno dei social più noti e discussi, cioè Tik Tok.
Sandro Marenco, Vincenzo Schettino e Norma di Norma’s teaching sono soltanto alcuni degli influencer più noti che sono riusciti a trasformare questa piattaforma in una realtà divertente e coinvolgente anche da un punto di vista didattico.
Parliamo di Tiktoker o “content-creator” ma soprattutto di insegnanti in grado di trasmettere non solo informazioni e nozioni utili ma soprattutto la passione per la propria disciplina. In che modo? Attraverso la chiarezza e la semplicità.
Non è da tutti infatti spiegare la “frequenza” delle onde facendo riferimento alla musica, come fa Schettini oppure proporre delle canzoni di Adele o dei Queen per migliorare l’inglese.
Da insegnante (o aspirante tale visto l’andazzo nel nostro belpaese tra crediti e varie), non posso non sentirmi coinvolta da questo modo nuovo di insegnare e di approcciarsi ad una platea di studenti di età diverse, con un proprio background culturale ma tutti accumunati dal desiderio di imparare e conoscere.
Per quanto mi riguarda, ho iniziato ad studiare spagnolo e arabo grazie a Egness e a Maha Yacoub (sono ovviamente solo agli inizi) e ad approfondire alcuni temi legati alla storiografia e alla filosofia grazie a MatteoSaudino (deformazione professionale, la mia). Ovviamente non mi sono fermata qui.
Ultimamente mi sono appassionata anche alle lezioni di fisica di Vincenzo Schettini, che io adoro. A colpirmi in primis la sua umanità e la sua empatia e poi il suo modo semplice e diretto di spiegare concetti altrimenti ostici, facendo riferimento alla realtà quotidiana ed usando un linguaggio immediato.
Insomma un uso diverso, attento e decisamente più intelligente dei social che da contenitori vacui possono assumere l’aspetto e la sostanza di contenitori ricchi di senso. Voi cosa ne pensate?
Intanto allego alcuni link che potrebbero tornarvi utili.
“Tutto il male che si dice della scuola fa dimenticare il numero di bambini che ha salvato dalle tare, dai pregiudizi, dall’ottusità, dall’ignoranza, dalla stupidità, dalla cupidigia, dall’immobilità o dal fatalismo delle famiglie.”
Daniel Pennac
Oggi partiamo proprio dalle parole del mio amato Pennac per iniziare un percorso di riflessione sul ruolo della scuola e sulla sua capacità di incidere sulla vita di ognuno di noi. Spero che possa appassionarvi ed indurvi a confidare a questa pagina le vostre idee e pensieri a riguardo.
Spesso criticata e bistrattata, la scuola invece ha salvato e continua a salvare tante ragazze e numerosi ragazzi dall’ignoranza, dalla povertà culturale e dal rischio di imbarbarimento sociale che sembra voler prendere sempre più piede nella nostra realtà contemporanea.
Inevitabilmente il pensiero va quindi a chi rischia ogni giorno che il proprio diritto all’istruzione venga cancellato. Basti pensare alle ragazze afgane a cui è stato impedito di frequentare le scuole e l’università gettando così la loro vita ed il loro paese in un baratro di regresso ed oscurantismo che speravamo di non vedere più.
Pensiamo anche a chi si impegna quotidianamente a salvare i ragazzi e a chi si batte contro la dispersione scolastica. Perché la scuola deve e può salvare tutti.
Un ragazzo su sei fra i 18 e i 24 anni non ha il diploma, contro una ragazza su dieci. In Italia i cosiddetti “early leavers from education and training”, ossia coloro che non raggiungono il titolo di scuola secondaria di secondo grado e non sono impegnati in altre attività di formazione o di lavoro, sono ben più della media europea. Siamo inoltre lontani dal target del 9% fissato dall’Agenda delle Nazioni Unite per il 2030. (tratto da https://www.infodata.ilsole24ore.com/2023/07/28/la-dispersione-scolastica-riguarda-un-ragazzo-su-cinque/)
La scuola d’altronde non può ridursi a mero contenitore di nozioni o regole. Si deve configurare come altro, come una dimensione finalizzata non solo alla formazione ma anche all’evoluzione del singolo individuo.
Sarebbe però troppo riduttivo ritenere che tale processo debba riguardare solo i ragazzi. In realtà gli attori coinvolti sono molto più numerosi: gli alunni, gli insegnanti ma anche i genitori dei ragazzi che, nel loro percorso, non soltanto dovranno affiancarli ma anche accompagnarli. In questo modo potranno (potremo) divenire persone nuove pur mantenendo ben salda, ognuno di noi, la propria identità.
Cosa ne pensate?
Maria Domenica Depalo
P. S. Vi invito a leggere questo articolo dedicato ad una preside catanese che si è battuta perché nessuno rimanesse indietro ed i dati relativi alla dispersione scolastica in Italia ed in Europa.