Cose di cui abbiamo bisogno

“È sciocco pensare di dover leggere tutti i libri che compri, come è sciocco criticare chi compra più libri di quanti ne potrà mai leggere. Sarebbe come dire che dovresti usare tutte le posate o occhiali, cacciaviti o punte da trapano acquistati prima di acquistarne di nuovi.

Ci sono cose nella vita di cui abbiamo bisogno di avere sempre scorte in abbondanza, anche se ne utilizzeremo solo una piccola parte.

Se, ad esempio, consideriamo i libri come una medicina, capiamo che è bene averne tanti in casa piuttosto che pochi: quando vuoi stare meglio, allora vai all’ ‘armadio dei medicinali’ e scegli un libro, uno a caso, ma il libro giusto per quel momento. Ecco perché dovresti sempre averne una scelta nutriente!

Chi compra un solo libro, legge solo quello e poi se ne sbarazza. Applica semplicemente ai libri la mentalità consumistica, cioè li considera un prodotto di consumo, un bene. Chi ama i libri sa che un libro è tutt’altro che una merce.”

Umberto Eco

Le parole di Umberto Eco ci inducono a riflettere sul ruolo dei libri nella nostra vita e sul valore della loro presenza rassicurante a partire proprio dall’ubicazione fisica dei testi nelle nostre librerie domestiche.

Non ne possiamo fare a meno dal momento che possono configurarsi non solo come svago ma anche come cura miracolosa ai mali che attanagliano il nostro animo: per ogni malessere c’è un libro.

Limitarsi pertanto all’attribuzione di un valore solo pecuniario alle parole su carta ne va a sminuire non soltanto l’intimo valore ma soprattutto ne va a vanificare il ruolo salvifico.

Spesso i libri salvano, spesso i libri risvegliano o svegliano: hanno una funzione attiva ed attivante.

E per voi, cosa sono i libri?

Maria Domenica Depalo

Giornata mondiale della filosofia

A partire dal 2002, ogni  terzo mercoledì di novembre l’UNESCO celebra la Giornata Mondiale della Filosofia.
Non solo mera disciplina scolastica finalizzata ad enumerare pensieri ed autori, la filosofia è materia viva e vitale tanto da stimolare un’attività riflessiva che però non è solo fine a sé stessa ma anche concreta e pratica dal momento che può incidere sulla vita di ogni individuo e della società di cui è parte. 

piaxabay.com

“Amore per il sapere”, la filosofia stimola un  confronto che è autentico nella sua immanenza e permette il disvelamento di realtà e modi di vivere spesso lontani dal proprio, senza alcun pregiudizio.
La filosofia ha come fine lo sviluppo di un pensiero critico che può salvarci dall’accettazione passiva di parole, storie o racconti dalla parvenza del velo ma profondamente falsi. 

pixabay.com

Stimolare la capacità di ragionare a partire dai bambini fino ad arrivare agli adulti: ecco una delle sfide dalle quali la filosofia non può esimersi e destinata a tutti visto che per “fare filosofia” non c’è limite di età.
Forte di questa convinzione, nel Regno Unito è nato “Philosophy for Children” , un’idea diventata realtà concreta che ha visto i bambini coinvolti sviluppare senso critico e migliorare le proprie abilità logico – matematico. 

photo©MariaDomenicaDepalo

Gli esperti hanno notato anche un miglioramento nelle interazioni  dal momento che i bambini venivano coinvolti in dibattiti costruttivi imparando ad ascoltare i propri compagni e poi a confrontarsi, nel rispetto reciproco.
E non è poco.

photo©MariaDomenicaDepalo

In un momento storico difficile come quello attuale, caratterizzato da guerre,disparità e discrimazioni sempre più crescenti, ricordiamo le parole di Audrey Azoulay che mostrano l’importanza di un vivere e ragionare filosofico:  “Al fine di costruire un mondo migliore e muovere verso un ideale di pace, sappiamo che dobbiamo adottare un approccio filosofico, cioè dobbiamo sottoporre a una critica radicale i difetti del nostro mondo, al di là del tumulto delle crisi. La filosofia è dunque essenziale quando si tratta di definire i princìpi etici che dovrebbero guidare l’umanità”.

photo©MariaDomenicaDepalo

Buona giornata della filosofia.
Maria Domenica Depalo
P. S. Come avrete notato dalle immagini, ci sono alcuni libri interessanti che potrebbero introdurre i nostri bambini ad una visione più consapevole  della propria vita, a partire da quella familiare fino ad arrivare a quella scolastica e di amicizia. Buona lettura a tutti!


Link:
https://www.unesco.it/it/news/giornata-mondiale-della-filosofia-philosophy-and-sustainability-16-novembre-2023/

https://www.altuofianco.blog/introdurre-filosofia-alla-primaria-per-insegnare-ai-bambini-a-sviluppare-un-pensiero-critico/?fbclid=IwY2xjawGTA4JleHRuA2FlbQIxMQABHd0xtm2thDANTX2r4sL0bUPjmk_m-0n3ZXw39Sv2CGuYrDp8Jp2QRSWNWA_aem_jw9XEBa0nlQzEzGMIY1nBQ

L’amicizia spiegata da Seneca

L’AMICIZIA SPIEGATA DA SENECA


Chi è diventato amico per convenienza, per convenienza finirà di esserlo. Chi si è procurato un amico perché lo aiutasse nella malasorte: non appena ci sarà rumore di catene, costui sparirà. Sono le amicizie cosiddette opportunistiche: un’amicizia fatta per interesse sarà gradita finché sarà utile.
Così se uno ha successo, lo circonda una folla di amici, mentre rimane solo se cade in disgrazia: gli amici fuggono al momento della prova; per questo ci sono tanti esempi infami di persone che abbandonano l’amico per paura, e di altre che per paura lo tradiscono.
L’amicizia invece somiglia un po’ all’amore. Si ama forse per denaro? Per ambizione o per desiderio di gloria? L’amore di per sé trascura tutto il resto e accende negli animi un desiderio di bellezza e la speranza di un mutuo affetto. Ma come ci si accosta ad essa? Come a un sentimento bellissimo, non per lucro, né per timore dell’instabilità della sorte; se uno stringe amicizia per opportunismo le toglie la sua grandezza.

Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio

Cos’è un amico? Un semplice compagno di giochi per i bambini o di bevute e follie per chi è adulto oppure non solo un compagno di giochi, bevute e follie ma qualcosa di più?

da pixabay.com

Quante volte un amico ci ha letteralmente salvato la vita ascoltando le nostre ansie, paure, ossessioni e sogni abbracciandoci o bacchettandoci.

Che valore diamo all’amicizia? Transeunte e temporaneo oppure stabile e definitivo? Siamo mai stati amici per opportunismo e convenienza? I nostri rapporti sono sempre stati improntati sulla limpidezza, onestà e trasparenza?

Riflettiamo un attimo sulle parole di Seneca e domandiamoci se il valore che attribuiamo alle persone che definiamo amiche sia specchio del valore che noi diamo a noi stessi.

Ma soprattutto il valore che attribuiamo a chi ci circonda è legato al grado di amicizia che si viene ad instaurare? È qualcosa che può prescindere da esso?

Maria Domenica Depalo

La letteratura ed i libri salvano sempre.

Espellerei i genitori dalle scuole, a loro non interessa quasi mai della formazione dei loro figli, il loro scopo è la promozione del ragazzo a costo di fare un ricorso al Tar, altro istituto che andrebbe eliminato per legge.
E alle superiori i ragazzi vanno lasciati andare a scuola senza protezioni, lo scenario è diverso, devono imparare a vedere che cosa sanno fare senza protezione. Se la protezione è prolungata negli anni, come vedo, essa porta a quell’indolenza che vediamo in età adulta.
E la si finisca con l’alternanza scuola lavoro, a scuola si deve diventare uomini, a scuola si deve riportare la letteratura, non portare il lavoro. La letteratura è il luogo in cui impari cose come l’amore, la disperazione, la tragedia, l’ironia, il suicidio. E noi riempiamo le scuole di tecnologia digitale invece che di letteratura? E’ folle.
Guardiamo sui treni: mentre in altri Paesi i giovani leggono libri, noi giochiamo con il cellulare. Oggi i ragazzi conoscono duecento parole, ma come si può formulare un pensiero se ti mancano le parole? Non si pensa o si pensa poco se non si hanno le parole”.

Umberto Galimberti

Le parole evidentemente provocatorie di Umberto Galimberti ci portano a riflettere su una serie di aspetti come ad esempio il ruolo dei genitori nella scuola. Indubitabile e fondamentale, la loro presenza talvolta sembra stridere nel momento in cui il docente svolge una funzione che viene interpretata come punitiva ma che in realtà si configura come educativa. I ragazzi devono avere l’opportunità di crescere, commettere errori e maturare ma soprattutto di diventare adulti consapevoli.

A colpirmi particolarmente è questo passaggio “a scuola si deve diventare uomini, a scuola si deve riportare la letteratura, non portare il lavoro. La letteratura è il luogo in cui impari cose come l’amore, la disperazione, la tragedia, l’ironia, il suicidio”.

Appare evidente come Galimberti si scagli contro l’imperare delle tecnologie e di una digitalizzazione che sembra prendere sempre più piede a discapito di una dimensione, quale quella umana, di cui spesso si fanno portavoce i libri.

D’altronde essi aiutano a sviluppare una coscienza e, con le parole, a formulare i pensieri. E non è una cosa scontata.

Voi cosa ne pensate?

Maria Domenica Depalo

Basta con la guerra

Basta con la guerra

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare
preparare la tavola,
a mezzogiorno.

Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.

Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte
né per mare né per terra:
per esempio, LA GUERRA

-Gianni Rodari

fonte della foto Facebook

Tik Tok ai tempi della scuola

Tik Tok ai tempi della scuola


Volete migliorare il vostro inglese? Avete bisogno di un ripasso di latino e greco o di fisica? Volete imparare l’arabo? Allora i social fanno proprio per voi.


Premesso che niente e nessuno potrà mai sostituire la “buona” scuola ed un manuale, tuttavia a salire alla ribalta ultimamente in tal senso è proprio uno dei social più noti e discussi, cioè Tik Tok.

Sandro Marenco, Vincenzo Schettino e Norma di Norma’s teaching sono soltanto alcuni degli influencer più noti che sono riusciti a trasformare questa piattaforma in una realtà divertente e coinvolgente anche da un punto di vista didattico.

Parliamo di Tiktoker o “content-creator” ma soprattutto di insegnanti in grado di trasmettere non solo informazioni e nozioni utili ma soprattutto la passione per la propria disciplina.
In che modo? Attraverso la chiarezza e la semplicità.

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Non è da tutti infatti spiegare la “frequenza” delle onde facendo riferimento alla musica, come fa Schettini oppure proporre delle canzoni di Adele o dei Queen per migliorare l’inglese.

Da insegnante (o aspirante tale visto l’andazzo nel nostro belpaese tra crediti e varie), non posso non sentirmi coinvolta da questo modo nuovo di insegnare e di approcciarsi ad una platea di studenti di età diverse, con un proprio background culturale ma tutti accumunati dal desiderio di imparare e conoscere.

Photo by ThisIsEngineering on Pexels.com


Per quanto mi riguarda, ho iniziato ad studiare spagnolo e arabo grazie a Egness e a Maha Yacoub (sono ovviamente solo agli inizi) e ad approfondire alcuni temi legati alla storiografia e alla filosofia grazie a Matteo Saudino (deformazione professionale, la mia). Ovviamente non mi sono fermata qui.

Ultimamente mi sono appassionata anche alle lezioni di fisica di Vincenzo Schettini, che io adoro. A colpirmi in primis la sua umanità e la sua empatia e poi il suo modo semplice e diretto di spiegare concetti altrimenti ostici, facendo riferimento alla realtà quotidiana ed usando un linguaggio immediato.

Insomma un uso diverso, attento e decisamente più intelligente dei social che da contenitori vacui possono assumere l’aspetto e la sostanza di contenitori ricchi di senso.
Voi cosa ne pensate?


Intanto allego alcuni link che potrebbero tornarvi utili.


https://www.tiktok.com/@normasteaching?_t=8eCr6Uuhbfm&_r=1


https://www.tiktok.com/@lafisicachecipiace?_t=8eCrCSa908p&_r=1


https://www.tiktok.com/@barbasophia?_t=8eCrGZkxfcR&_r=1


Maria Domenica Depalo


La scuola salva

La scuola salva

“Tutto il male che si dice della scuola fa dimenticare il numero di bambini che ha salvato dalle tare, dai pregiudizi, dall’ottusità, dall’ignoranza, dalla stupidità, dalla cupidigia, dall’immobilità o dal fatalismo delle famiglie.”

Daniel Pennac

Oggi partiamo proprio dalle parole del mio amato Pennac per iniziare un percorso di riflessione sul ruolo della scuola e sulla sua capacità di incidere sulla vita di ognuno di noi. Spero che possa appassionarvi ed indurvi a confidare a questa pagina le vostre idee e pensieri a riguardo.

Spesso criticata e bistrattata, la scuola invece ha salvato e continua a salvare tante ragazze e numerosi ragazzi dall’ignoranza, dalla povertà culturale e dal rischio di imbarbarimento sociale che sembra voler prendere sempre più piede nella nostra realtà contemporanea.

Inevitabilmente il pensiero va quindi a chi rischia ogni giorno che il proprio diritto all’istruzione venga cancellato. Basti pensare alle ragazze afgane a cui è stato impedito di frequentare le scuole e l’università gettando così la loro vita ed il loro paese in un baratro di regresso ed oscurantismo che speravamo di non vedere più.

Pensiamo anche a chi si impegna quotidianamente a salvare i ragazzi e a chi si batte contro la dispersione scolastica. Perché la scuola deve e può salvare tutti.

Un ragazzo su sei fra i 18 e i 24 anni non ha il diploma, contro una ragazza su dieci. In Italia i cosiddetti “early leavers from education and training”, ossia coloro che non raggiungono il titolo di scuola secondaria di secondo grado e non sono impegnati in altre attività di formazione o di lavoro, sono ben più della media europea. Siamo inoltre lontani dal target del 9% fissato dall’Agenda delle Nazioni Unite per il 2030. (tratto da https://www.infodata.ilsole24ore.com/2023/07/28/la-dispersione-scolastica-riguarda-un-ragazzo-su-cinque/)

La scuola d’altronde non può ridursi a mero contenitore di nozioni o regole. Si deve configurare come altro, come una dimensione finalizzata non solo alla formazione ma anche all’evoluzione del singolo individuo.

Sarebbe però troppo riduttivo ritenere che tale processo debba riguardare solo i ragazzi. In realtà gli attori coinvolti sono molto più numerosi: gli alunni, gli insegnanti ma anche i genitori dei ragazzi che, nel loro percorso, non soltanto dovranno affiancarli ma anche accompagnarli. In questo modo potranno (potremo) divenire persone nuove pur mantenendo ben salda, ognuno di noi, la propria identità.

Cosa ne pensate?

Maria Domenica Depalo

P. S. Vi invito a leggere questo articolo dedicato ad una preside catanese che si è battuta perché nessuno rimanesse indietro ed i dati relativi alla dispersione scolastica in Italia ed in Europa.

https://www.google.com/amp/s/www.blogsicilia.it/catania/studenti-ministro-bianchi-abbandono/591774/amp/

La dispersione scolastica riguarda un ragazzo su cinque

Quanto è lontana la luna?

Quanto è lontana la luna?

Bambini, oggi la nostra lezione di filosofia sarà un po’ diversa dal solito. Infatti vi porrò una domanda: quanto è lontana la luna? No, non intendo in termini di chilometri ma in termini di immaginazione e di sogni.

Avete mai immaginato di viaggiare nello spazio e di raggiungere il suolo lunare e di compiervi qualche passo? Più che passo sarebbe più corretto dire salto, visto che lassù la forza di gravità ha un valore differente rispetto a quella terrestre e si è talmente leggeri da poter praticamente camminare compiendo piccoli balzi.

Photo by Rok Romih on Pexels.com

Cosa fareste sulla luna? Chi o cosa potreste vedere ma soprattutto, se incontraste un extraterrestre, cosa fareste?

Ma perché tutte queste strane domande, vi starete chiedendo. Semplice. Vorrei sapere quanto sono importanti i vostri sogni e quanto lontano siete disposti ad andare per realizzarli.

Qual è il vostro sogno più vicino e qual è quello più distante? Tutti i sogni possono essere raggiunti o ce n’è qualcuno che, una volta fuggito sulla luna, non può essere catturato?

Photo by Dom Le Roy on Pexels.com

Quanto distano i vostri sogni da voi? Quanto dista la luna?

Maria Domenica Depalo

Ability and duty to choose: Søren Kierkegaard

Ability and duty to choose: Søren Kierkegaard

Little dear philosophers,

Have you ever had to choose between two or more equally attractive proposals, or have you ever thought what it would have been like if you had made one decision rather than another?

Making choices is part of our life: it gives us the opportunity to mature, evolve and become better. Choosing makes us conscientious and more aware of who we are, of our actions and their consequences for ourselves and others.

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If we didn’t choose what kind of human beings would we be? Certainly we aren’t tree trunks that are dragged by the water of a river: we are people with a reason that makes us different from others, that determines and that helps us to understand what to do.

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To talk about the ability and also the duty to choose was the Danish philosopher Søren Kierkegaard in his work “Aut-Aut” of 1843. In his interesting investigation, he starts from the idea that each of us can choose. However, the many possibilities before us can lead us incredibly to a state of distress precisely because we do not know what might be the right choice for us. But choosing is necessary: you have to decide between the various options the one that is right for you.

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How do you choose? Do you let yourself be guided by reason or by heart?

Maria Domenica Depalo

La capacità ed il dovere di scegliere: Søren Kierkegaard

La capacità ed il dovere di scegliere: Søren Kierkegaard

Cari piccoli filosofi,

Vi siete mai trovati nella situazione di dover scegliere tra due o più proposte tutte ugualmente accattivanti oppure vi è mai capitato di pensare come sarebbe stato se aveste preso una decisione piuttosto che un’altra?

Dover compiere delle scelte fa parte del percorso di vita di ognuno di noi: ci dà infatti la possibilità di maturare, di evolverci e di diventare migliori. Scegliere ci rende responsabili e maggiormente consapevoli di chi siamo, delle nostre azioni e delle loro conseguenze sulla nostra persona e sugli altri.

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Se noi non scegliessimo cosa ne sarebbe di noi come esseri umani? Non siamo di certo dei tronchi d’albero che vengono trascinati dalla corrente di un fiume: siamo persone senzienti, quindi con una ragione che ci distingue dagli altri, che ci determina e che ci aiuta a comprendere cosa fare.

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Ad occuparsi della capacità ma anche del dovere di scegliere fu il filosofo danese Søren Kierkegaard nella sua opera “Aut-Aut” del 1843. Nella sua interessante indagine, egli parte dall’idea che ognuno di noi può scegliere. Tuttavia le numerose possibilità che abbiamo dinanzi possono portarci incredibilmente ad uno stato di angoscia proprio perché non sappiamo quale potrebbe essere la scelta più giusta per noi. Scegliere però è necessario: bisogna saper decidere tra le varie opzioni quella più giusta per noi.

fonte: pixabay.com

Voi come scegliete? Vi fate guidare dalla ragione o dal cuore?

Maria Domenica Depalo