Parole su carta: recensione di Il Signore di Notte di Gustavo Vitali
Bentornati alla rubrica Parole su carta. Dopo un’estate tesa a scoprire interessanti novità letterarie e a riscoprire opere e capolavori immortali, l’attenzione della redazione di fuoritempofuoriluogo si è soffermata su un giallo ambientato in una Venezia seicentesca alle soglie del Barocco e sempre straordinaria e suggestiva.
Frutto di pura invenzione ma costellata di personaggi reali, come dimostra la bibliografia del romanzo, la trama di Il Signore di Notte si sviluppa in modo avvincente a partire dal rinvenimento del cadavere di un nobile caduto in miseria del quale si occuperà Francesco Barbarigo, proprio uno dei personaggi realmente esistiti a cui facevo riferimento.

La morte del nobile tuttavia sarà solo il primo dei delitti che macchieranno la Serenissima. Ad essere coinvolti nello sviluppo della trama saranno aristocratici ricconi e quelli che vivacchiano malamente, mercanti, usurai, bari, prostitute e altri. Nella vicenda tutti recitano i rispettivi ruoli e la contestualizzano in quella società veneziana che si era appena lasciata alle spalle un secolo di splendore per infilarsi in un lento declino. Compaiono anche personaggi sgradevoli, come i “bravi”, perché il tempo del declino è anche il loro, accomunati agli sgherri da una violenza sordida e sopraffattrice.(cit. dell’autore)
Il romanzo si caratterizza anche di riferimenti a curiosità relative agli usi e tradizioni di Venezia e del suo popolo. Essi permettono di addentrarsi maggiormente nella trama del giallo e di comprendere meglio la psicologia dei personaggi, soprattutto del protagonista che in effetti si presenta in modo molto diverso dal cosiddetto eroe positivo. Il Barbarigo è un uomo contorto che affronta le indagini con una superficialità pari solo alla sua spocchia. Vorrebbe passare come chi sa il fatto suo, spargere sicurezza, ma nel suo intimo covano ansie e antichi dolori. Non sa come cavarsi dagli impicci, cambia idea e umore da un momento all’altro, insegue ipotesi stravaganti e indaga su persone del tutto estranee al delitto. Il linguaggio è spiccio, crudo, spesso beffardo e dissacratorio, mette in ridicolo difetti e difettucci del protagonista e insieme quelli della società del tempo. (cit. dell’autore)
Coinvolto parallelamente anche in trame amorose, il Barbarigo potrà contare sull’aiuto di un capitano astuto e ricco di quella esperienza di cui il protagonista è privo e che gli permetterà di risolvere il caso producendo un finale sorprendente e inatteso.
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Maria Domencia Depalo