Oroscopo filosofico di ottobre 2025

Bentrovati a questo nuovo appuntamento con l’oroscopo filosofico di fuoritempofuoriluogo. Con quale spirito affronterete il prossimo mese? Ma soprattutto ottobre sarà il mese giusto per realizzare i vostri sogni?

Ariete:


Volete ridimensionare i vostri progetti, anzi abbandonarli del tutto. Ma perché? Perché volete rinunciare a quella parte di voi così importante e che vi determina?

Toro:

In questi giorni difficili vi allieteranno gli amici donandovi il sollievo ed il ristoro che cercate. Ma attenzione perché il destino vi porterà ad un bivio: quale sarà la strada giusta per voi? A cosa vi condurrà la scelta?

Gemelli:

Non abbiate paura dei problemi e delle difficoltà per quanto possano apparire insormontabili. Rocordate: ogni difficoltà ha una sua ragione d’essere e voi la comprenderete.

Cancro:

Amici del cancro, solo un atteggiamento positivo vi potrà aiutare ad affrontare le difficoltà della vita. Tuttavia vi aspetta una sorpresa. Siete pronti?

Leone:

Forse è il caso di dare spazio all’ordine nel disordine e al disordine nell’ordine, non credete? Sapete bene di cosa sto parlando.

Vergine:

Quante novità in amore ma anche sul lavoro. Finalmente avete capito qual è la vostra strada.

Sagittario:

Trovato il progetto giusto, vi dedicherete finalmente al lavoro con rinnovata passione e dedizione. Forse la svolta che attendete farà capolino sul vostro orizzonte.

Bilancia:

Numerosissimi saranno i vostri impegni ma voi, da bravi e temerari guerrieri, li affronterete senza problemi. Ma c’è sempre quello strano pensiero…

Scorpione:

Sapete, spesso e soprattutto per quanto riguarda le relazioni umane, a giocare un ruolo importante è il fattore imprevedibilità. Rassegnatevi.

Capricorno:

Affronterete un mese di ottobre ricco di novità soprattutto in ambito lavorativo e saranno finalmente quelle attese da tanto. State costruendo il vostro destino. Siete pronti a viverlo appieno?

Acquario:

Miei prediletti amici, i vostri sogni sono sempre lì ed attendono solo di essere realizzati. Non dimenticateli mai: sono importanti.

Pesci:

Gli astri vi appariranno severi. In realtà il loro atteggiamento è solo un invito ad uscire dalla vostra “comfort zone”. Solo così potrete evolvere e raggiungere gli obiettivi che vi siete prefissati.

Buona lettura a tutti e vivete bene ogni giorno…. alla faccia di qualunque oroscopo.
Non mi stancherò mai di dire che questo oroscopo è solo frutto del buon senso e che tutto o quasi tutto dipende solo ed esclusivamente da noi.

Maria Domenica Depalo

Pausa

Pausa

Da oggi inizierà il nostro piccolo intervallo necessario per raccogliere le idee e tornare più carichi che mai.

Nel frattempo perdetevi tra i nostri storici articoli.

A presto!!!! 

Parole su carta: recensione di Diario di lettura

Destinato ai nostri piccoli lettori ma anche a quelli un po’ più cresciutelli, questo libro ha la forma di un diario. Non parliamo però del solito diario scolastico o di quello che ha il compito di custodire i nostri più reconditi segreti.

photo©MariaDomenicaDepalo

Parliamo di un diario che si caratterizza di un linguaggio semplice ma non semplicistico con cui vengono letti e analizzati i diritti di tutti noi appassionati delle lettere e con cui quindi viene proposto un modo tutto personale di approcciarsi ai libri, sia a quelli che ci piacciono di più sia a quelli più profondamente detestati.

1. Il diritto di non leggere
2. Il diritto di saltare le pagine
3. Il diritto di non finire il libro
4. Il diritto di rileggere.
5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
6. Il diritto al bovarismo
7. Il diritto di leggere ovunque
8. Il diritto di spizzicare
9. Il diritto di leggere ad alta voce
10. Il diritto di tacere

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L’idea è semplice e bella. Partire dai dieci diritti del lettore proposti da Daniel Pennac per realizzare una riflessione sulla lettura e sui diritti di chiunque si appresti a leggere oppure a non leggere.

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Ispirato a “Come un romanzo” e “Diario di scuola“, entrambi sempre dello scrittore – insegnante Daniel Pennac, “Diario di lettura” ci invita a rispondere ad alcune domande.

Ad esempio, cosa ci rende fervidi appassionati delle lettere oppure profondi odiatori di autori noti o sconosciuti ai più?

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Cosa ci fa appassionare maggiormente ad un romanzo? Perché ne abbandoniamo la lettura o la riprendiamo?

Dovremmo davvero sentirci in colpa quando rifiutiamo un romanzo che non ci dice nulla o che ci è totalmente inviso?

Come avrete modo di notare, nel diario ci sono numerose schede – libro da compilare ma anche pagine destinate a far pensare al perché amiamo un autore piuttosto che un altro o a  quali saranno le nostre letture future. Noterete anche spazi in cui trascrivere le frasi dei vostri libri che vi hanno colpito di più.

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Non dimentichiamo la lista dei desideri ed un test molto divertente che ci porta a scoprire che tipo di lettore siamo.

Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Non resta che leggere.

Buona lettura!

Maria Domenica Depalo

Accumulatori seriali benvenuti

Accumulatori seriali e dove trovarli? Libri, dépliant, matite dell’ikea, guide turistiche, mappe e chi più ne ha più ne metta: nulla sfugge agli occhi e alle mani veloci di chi pensa che tutto potrebbe tornare utile o addirittura essere necessario ed indispensabile al vivere quotidiano.

Accumuliamo ed accumuliamo ma poi quando si tratta di disfarci dell’inutile perché di quello si tratta (tranne quando si parla di libri) oppure perché consapevoli che siamo in presenza dell’eccessivo, allora sorgono i problemi.

Una strana ansia divampa in noi, un terrore di essere privati di qualcosa di essenziale come se fosse un arto o peggio. Perché però accade questo? Cosa si nasconde nell’arte-ossessione di accumulare?

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Conservare degli oggetti come ricordo è una pratica del tutto normale. Anche se sono vecchi, rotti o non più utili, possono rappresentare un legame con una persona che non è più presente o con un momento significativo della nostra vita. Tuttavia, quando il desiderio di trattenere questi oggetti senza disfarsene (o l’acquisto di nuovi oggetti senza utilizzarli) arriva a interferire con le attività quotidiane, come l’igiene personale, la pulizia della casa o il riposo, questo atteggiamento diventa patologico. Si tratta di un disturbo noto come disposofobia, che indica una vera e propria condizione di accumulo compulsivo. (https://www.humanitas.it/news/accumulatore-seriale-quali-sono-le-cause-della-disposofobia/)

Vi è mai capitato di guardare in TV quei programmi dedicati proprio a chi soffre di questa patologia? Qual è la prima cosa che emerge osservando queste persone? Sicuramente una grandissima solitudine, una sensazione di vuoto che si tenta di colmare con degli oggetti che assumono quel ruolo di sostituti di figure umane, parenti, amici o conoscenti con cui ogni rapporto sembra ormai chiuso ed inesistente.

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Si accumula perché “potrebbe servire”. Ogni cosa viene conservata e staccarsene diventa un problema perché “non si sa mai”. I dépliant, gli scontrini, le pubblicità che troviamo nelle nostre cassette postali vanno ad assumere un valore che oltrepassa quello effettivo e reale per assumerne uno nuovo e personalissimo. Le conseguenze possono essere importanti anche a livello logistico: le stanze si riempiono sempre più con inevitabili conseguenze anche a livello personale. Persino l’igiene individuale viene messa a dura prova visto che qualsiasi cosa che vada ad occupare spazi, priva le persone del proprio spazio vitale e della propria capacità di espressione.

Si crea così uno sbilanciamento tra il materiale che “esce” (quasi nulla / nulla) e quello che “entra” perché acquistato o raccolto in giro (volantini, bustine di zucchero, giornali, vestiti, cibo, in alcuni casi animali). Nel tempo questo determina il progressivo ingombro di tutti gli spazi disponibili inclusi quelli vitali per cucinare, dormire, lavarsi determinando in ultimo l’impossibilità a svolgere le normali attività quotidiane. La gravità del comportamento di accumulo può essere valutata con differenti scale. Questo meccanismo determina un circolo vizioso con gravissimi impatti sulla persona ed i suoi familiari. La casa progressivamente non è più adatta a svolgere le sue funzioni, vi è una riduzione e talvolta un crollo del funzionamento lavorativo e sociale. Spesso sorgono problemi economici per le eccessive spese, i mancati guadagni o la mancata amministrazione dei propri beni. Vi è un progressivo isolamento ed anche i rapporti con i familiari diventano sempre più difficili, caratterizzati spesso da rabbia e vergogna. Si tratta quasi sempre di una spirale discendente che determina specie in età avanzata ulteriori problemi. La persona non accetta di far entrare nessuno nei propri ambienti per effettuare delle riparazioni, gli spazi si deteriorano ulteriormente con gravi problemi igienici, il materiale accumulato inoltre crea rischi di cadute e di incendio. Si determinano situazioni di conflittualità con il vicinato.  (https://www.disposofobia.org/)

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L’unico modo per uscirne è la terapia. Soltanto l’intervento di uno specialista del comportamento e, nei casi più gravi, l’assunzione di farmaci possono aiutare queste persone ad uscire da una situazione di gravissimo disagio e difficoltà, una situazione che rivela delle problematiche più profonde e di cui, forse, si potrebbe anche non essere consapevoli.

Si può uscire da questo inferno.

Maria Domenica Depalo

Buona Pasqua

Gesù di Giovanni Pascoli

Gesù rivedeva, oltre il Giordano,
campagne sotto il mietitor rimorte,
il suo giorno non molto era lontano.

E stettero le donne in sulle porte
delle case, dicendo: “Ave, Profeta!”
Egli pensava al giorno di sua morte.

Egli si assise, all’ombra d’una mèta
di grano, e disse: “Se non è chi celi
sotterra il seme, non sarà chi mieta”.

Egli parlava di granai ne’ Cieli:
e voi, fanciulli, intorno lui correste
con nelle teste brune aridi steli.

Egli stringeva al seno quelle teste
brune; e Cefa parlò: Se costì siedi,
temo per l’inconsutile tua veste.

Egli abbracciava i suoi piccoli eredi:
Il figlio Giuda bisbigliò veloce –
d’un ladro, o Rabbi, t’è costì tra ’piedi:
“Barabba ha nome il padre suo, che in croce
morirà.”

Ma il Profeta, alzando gli occhi
“No”, mormorò con l’ombra nella voce,
e prese il bimbo sopra i suoi ginocchi.

https://pixabay.com

Link:

https://www.sololibri.net/gesu-poesia-giovanni-pascoli-testo-analisi-commento.html

Buona Pasqua di pace a tutti i nostri lettori senza i quali “fuoritempofuoriluogo” non ci sarebbe.

Maria Domenica Depalo

Ordine e disordine

Ordine e disordine

Ordinare e riordinare, sistemare e risistemare: la casa non sembra mai in ordine. Ma perché ogn volta che lavo il pavimento, devono camminarci senza attendere che si asciughi e mi tocca rilavare? Quando si deciderà mia figlia a riordinare il suo armadio e mio figlio a rifare il letto?

Quante volte pronunciamo queste frasi come se fossero un mantra? Direi spessissimo. L’ordine per noi è fondamentale e se vediamo qualcosa fuori posto cominciamo a dar di matto.

Stop! Fermiamoci un attimo e prendiamo un bel respiro.

Perché il disordine ed il caos ci danno così tanto fastidio mettendoci in crisi? È davvero così importante che la maglia rossa sia posta in quel cassetto ora? Cosa cambia se il letto viene rifatto in questo momento anziché tra un’ora?

Di cosa abbiamo in realtà paura? Il disordine fa parte del quotidiano e dominarlo in quanto manifestazione dell’incontrollato ci fa sentire forti come se potessimo controllare tutto gli aspetti della nostra vita. Ma non è così.

Siamo fallibili, fragili e possiamo commettere errori. Ci è concesso il disordine. Possiamo rilassarci.

Attenzione: accettare il caos non vuol dire però accettare la sporcizia o l’incuria. Semplicemente vuol dire ammettere ed accettare i propri e altrui limiti.

Spesso mantenere l’ordine esterno si configura come un tentativo di raggiungere quell’ordine ed equilibrio interiore che sembrano irraggiungibili. Tuttavia per quanto l’uno possa essere manifestazione del desiderio di raggiungimento dell’altro, entrambi sono disgiunti.

Una stanza in disordine è solo una stanza in disordine ma può diventare lo specchio di ciò che è dentro di noi. Da ciò l’esigenza di pulire e sistemare.

L’ansia delle pulizie è a tutti gli effetti di una forma d’ansia acuta, nella quale si scarica un fortissimo bisogno di controllo. Di solito è un modo inconsapevole per impedire alle emozioni di emergere, o per gestire insicurezze radicate, o per sentirsi a posto con la coscienza: in questo caso l’ordine, ad esempio della casa, diventa per analogia un ordine morale, un senso di “pulizia interiore”, e le geometrie con cui si risistemano le cose offrono l’idea di “rettitudine”. (tratto da https://www.riza.it/psicologia/ansia/2434/cosa-nasconde-l-ansia-di-aver-sempre-tutto-pulito-e-in-ordine.html)

Tentare di soffocare quest’ansia che può avere anche risvolti patologici ci può privare di qualcosa di prezioso e fondamentale: la libertà. Parliamo della libertà di respirare senza pensare ossessivamente a quanto imperfetta appare la stanza, della libertà di ignorare quella pila di panni da piegare perché vogliamo fare una passeggiata e quindi di quella libertà di essere noi stessi, così come siamo: perfetti nel nostro essere imperfetti.

Lettura consigliata: Ordine e disordine di Luciano De Crescenzo

Link:

https://fuoritempofuoriluogo.com/2020/04/01/decluttering-o-arte-del-riordino/

https://www.riza.it/psicologia/ansia/2434/cosa-nasconde-l-ansia-di-aver-sempre-tutto-pulito-e-in-ordine.html

Maria Domenica Depalo

L’insegnante deve insegnare

“L’insegnante deve insegnare. Per farlo serve una capacità empatica e comunicativa, la fascinazione. Se non apri il cuore, non apri nemmeno la testa delle persone. Gli insegnanti dovrebbero essere sottoposti a un test di personalità che valuti queste cose. Se uno non sa affascinare è meglio che cambi lavoro.

Educare vuol dire condurre qualcuno all’evoluzione, dall’impulso all’emozione, dall’emozione al sentimento. Un ragazzo che ha sentimento non brucia un migrante che dorme su una panchina, non picchia un disabile. Se queste cose accadono è perché la scuola non ha educato. Per educare bisogna avere a che fare con la soggettività degli studenti, che oggi è messa fuori gioco.

Se uno non sa affascinare, comunicare, non può fare il maestro, il professore. Lo dice Platone: si impara per imitazione. Io aggiungerei anche per plagio. Preferisco un docente che plagia i ragazzi che uno che li demotiva. Direi loro che il ruolo va abolito.

Se uno non funziona lo sanno tutti ma non si può far nulla, perché è di ruolo. Che cos’è questa parola? Nessuno è di ruolo nella vita. Se un docente non è all’altezza va messo fuori gioco. Perché se si licenziano operai là dove si producono oggetti non lo si fa dove si formano le persone?” (Umberto Galimberti, 2019)

L’anno scolastico ormai è in pieno svolgimento con le sue paure, ansie ma anche aspettative e curiosità ed un ruolo fondamentale in tal senso è svolto proprio dal docente che non deve proporsi solo come mero strumento di “trasferimento” di dati e nozioni ma deve proporsi come individuo in grado di trasmettere emozioni e passioni. A fianco dei genitori e mai in disgiunzione.

Formare le nuove generazioni va a costituirsi da sempre come uno dei compiti più difficili e complessi, soprattutto in questi ultimi anni che sembrano veder prevalere l’effimero e l’apparente su ciò che è sostanza.

Le parole di Galimberti ci invitano quindi a riflettere non solo su numeri e valutazioni che sono importanti ed imprescindibili nel percorso di formazione di ogni singolo adulto ma soprattutto sul ruolo degli insegnanti nel mondo della scuola. Parliamo di un ruolo intimamente connesso alla capacità di entrare in un rapporto empatico con gli studenti.

Saperli ascoltare, comprenderli, cogliere paure, speranze ed aspettative: il rapporto tra docenti e studenti deve ergersi su queste caratteristiche. Senza queste, il tutto si riduce ad una relazionabilità sterile ed infruttuosa in grado di produrre probabilmente il coglimento delle nozioni ma incapace di contribuire alla costruzione della personalità dei ragazzi.

Curiosità, coraggio, rispetto e amore: se un insegnante non è in grado di instillarli negli alunni contribuendo a renderli persone migliori, è ancora ben lontano dall’aver assolto il proprio compito.

Cosa ne pensate?

Maria Domenica Depalo