Parole su carta: recensione di Il GGG di Roald Dahl
Non vi capita mai di imbattervi, per caso, in qualche tesoro prezioso? Non parlo di oro, gioielli o cianfrusaglie. Parlo di parole importanti per ciò che raccontano e per come lo raccontano. Antiche ma sempre attuali, esse si fanno sempre portavoce di messaggi universali e fondamentali.
Tutto questo per raccontarvi di un libro trovato in un mercatino pugliese e destinato a lettori piccini ma anche ai grandi e ricco, come si evince sin dal titolo, di una delicatezza e gentilezza della quale tutti ci dovremmo riappropriare.

Il racconto inizia come narrazione del rapimento, durante l’Ora delle ombre, dell’orfana Sophie da parte di una creatura enorme e apparentemente spaventosa ma che poi si rivelerà essere un GRANDE GIGANTE GENTILE, proprio come racconta il suo nome GGG.
Il libro si trasforma in una storia di sogni e di avventure che partono proprio dalle parole bislacche e strane con cui si esprime il gigante e dai sogni che egli soffia nelle persone addormentate per poi diventare un’avventura per salvare i popolli della terra dai giganti cattivi mangiatori di uomini.

Pur essendo anche lui gigante, GGG inorridiva all’idea di mangiare gli umani: “Io mangiare i popolli della terra? Questo mai! Gli altri sì! Tutti gli altri glupp! il suo popollo ogni notte, ma io no! Io è un diverso! Io è un gigante gentile confusionato! Io è il solo gigante gentile confusionato in tutto il paese dei Giganti! Io è il GRANDE GIGANTE GENTILE! Io è il GGG”.
Il nostro gigante amava donare a tutte le persone dei sogni e anche la piccola Sophie ben presto lo aiutò a raccogliere sogni da distribuire di notte.

Tuttavia una notte si imbatterono negli altri giganti cattivi del villaggio di GGG… ma non vi voglio dire altro se non che verrà coinvolta persino sua maestà la regina.
Noterete termini “strani” ed assurdi. Non vi preoccupate: non sono errori di stampa. L’autore, Roald Dahl, ha inventato tantissime parole che, volutamente, sono state ottenute modificando quelle corrette attraverso diminutivi, vezzeggiativo e suffissi per conferire a loro un tono ironico e divertente. Pensate allo sciroppio, che beve GGG, oppure al centrionzolo.
Questo tipo di linguaggio nuovo e sui generis si chiama gobblefunk ed è presente in un sacco di sue opere. Magari ne parleremo in futuro.

Per il momento godetevi la lettura di questo libro e poi, se vi va, guardate il film tratto dal romanzo. Intanto cliccate sul link, se siete curiosi.
https://youtu.be/Dpy55QyYjmQ?si=4-dHKcY7eTAwh5pp
Maria Domenica Depalo








