Perché preferire un libro ad un’uscita serale?

Perché preferire un libro ad un’uscita serale?

Lo so che è sabato ma perché dovremmo uscire, soprattutto con questo tempaccio? È così bello stare su questo divano, avvolti dalle coperte e con un bel libro da leggere” .

Ebbene sì, sembra che trascorrere il weekend all’insegna del relax domestico in compagnia delle pagine di un romanzo sia diventato un piacevole must. In particolare durante i freddi e piovosi giorni d’inverno.

Ma cosa spinge una persona a preferire le parole scritte alla compagnia delle persone, alle luci del cinema o alle musiche di un pub dopo una settimana lunga e stressante trascorsa al lavoro?

Intanto dovremmo partire dal presupposto che leggere, soprattutto da quando si è bambini, contribuisce allo sviluppo del linguaggio, della fantasia e creatività ma anche della capacità di essere empatici ed assertivi. Inoltre è un modo alternativo e meraviglioso di viaggiare in altri luoghi e tempi, reali, irreali o persino surreali. Non dimentichiamoci che la lettura è anche un ottimo antistress naturale, che ci consente di dimenticare, seppur per qualche ora, i problemi ed i pensieri quotidiani.

Ognuno ha le proprie ragioni per preferire un weekend da “asociali incompresi” ad un finesettimana ormai diventato conformista.

Quali sono i vostri personali motivi che vi spingono a preferire i libri ad un’uscita con gli amici? Io ve ne elencherò qualcuno, serio o semiserio che sia. Se vi va, aggiungetene altri. Pronti?

1. Semplicemente non avete voglia di vedere “gente”. Dopo una settimana, in ufficio o in cuffia al call center, avete bisogno di purificare la vostra mente e di non pensare a niente.

2. Non vi va di “sistemarvi”. Perché rinunciare alla tuta o al comodissimo pigiama con annesse pantofole per indossare quei tacchi 12?

3. Il divano ha un potere ipnotico che viene incrementato dal profumo delle pagine dell’ultimo libro di Pennac.

4. Diciamocelo: non dobbiamo per forza “fare gli splendidi” davanti alle pagine di un libro.

5. Ma soprattutto: perché dovremmo rendere conto agli altri di questa nostra scelta?

Maria Domenica Depalo

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Parole su carta: recensione di “Come piante tra i sassi-Imma Tataranni e la storia sepolta” di Mariolina Venezia.

Abbiamo imparato a conoscerla e ad amarla grazie ad una serie di successo su Raiuno. Parliamo di una donna forte, decisa, determinata sul lavoro e costantemente impegnata a dividersi tra il suo ruolo di procuratore e quello di moglie e madre di famiglia.

Avete capito di chi sto parlando? Non ancora? Vi lascio un ultimo indizio: è di Matera. Ebbene sì, parliamo proprio di lei, di Imma Tataranni.

Se anche voi, come me, vi siete affezionati alla procuratrice Imma Tataranni, al suo bel caratterino, ai suoi improponibili outfit ma soprattutto alle sue indagini, allora siete nel posto giusto.

Incuriosita da questa rappresentante della legge della procura materana, ho deciso di recensire uno dei romanzi da cui è stata tratta una delle puntate più appassionanti della serie dedicata a lei, “Come piante tra i sassi-Imma Tataranni e la storia sepolta”.

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Siamo a Matera quando, nel bel mezzo dello shopping mattutino, il Sostituto Procuratore Imma Tataranni viene convocata perché in campagna è stato trovato il corpo di un ragazzo giovanissimo, Nunzio Festa.

La sua morte sarebbe, secondo l’appuntato La Macchia, la conclusione finale e tragica di una lite tra ragazzi iniziata in discoteca. Quindi in teoria, il caso sarebbe di facile risoluzione ma non sarà così. Ad escludere questa semplice soluzione ci sono infatti una serie di elementi come l’immagine della Madonna della Sunna, portatrice di pioggia, adagiata accanto al corpo del ragazzo e dal significato che appare però recondito.

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Numerosi sono i sospettati dell’omicidio, a partire dalla fidanzata di Nunzio con la quale aveva discusso; il fratello violento della ragazza; lo stralunato Manolo, suo complice nel traffico di opere antiche e di pinakes, cioè tavolette in argilla ed infine la sua matrigna.

“Come piante tra i sassi – Imma Tataranni e la storia sepolta” non è però solo la narrazione di un omicidio. La morte di Nunzio potrebbe essere legata anche una questione di rifiuti tossici. Non voglio però dirvi altro.

La storia, scritta in uno stile veloce e piacevole, ricco di parole ed espressioni locali, appassiona e diverte anche se il finale amaro oltre che triste e drammatico appare nella sua crudezza in modo inaspettato.

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Nulla è scontato in questo romanzo e non parlo solo dell’omicidio e della sua conclusione. Basti pensare al rapporto tra Imma e Calogiuri. Sempre improntato sulla professionalità e correttezza, in realtà tra di loro si percepisce una grande tensione. A cosa porterà?

Maria Domenica Depalo

L’apprendimento

Il filosofo e studioso Umberto Galimberti spesso e volentieri si occupa di scuola ma soprattutto di apprendimento, sottolineando come “imparare” non possa essere identificato solo con il mero atto di acquisire passivamente nozioni, dati e numeri.

È necessario quindi riflettere sulla consapevolezza della necessità di un legame ineluttabile e stretto tra apprendimento e passione. Infatti se ci si appassiona alla materia, si impara meglio ma soprattutto si fanno proprie quelle nozioni che saranno utili non soltanto ai fini di una buona e felice carriera scolastica ma soprattutto ad un’evoluzione personale ed individuale importante e preziosa.

fonte: pixabay.com

Un ruolo importante a tal proposito va svolto proprio dagli insegnanti che devono essere in grado di incuriosire e di coinvolgere attivamente gli studenti nel processo formativo e apprenditivo. Solo chi riesce ad appassionare infatti, riesce ad insegnare. Proprio per questo ho deciso di pubblicare alcune parole proprio di Galimberti e legate a questo tema.

Sono sicura che non potranno che indurre a riflessioni attente ed oculate.

fonte: pixabay.com

𝐋’𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨, lo dice Platone, 𝐚𝐯𝐯𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐯𝐢𝐚 𝐞𝐫𝐨𝐭𝐢𝐜𝐚. Noi stessi abbiamo studiato volentieri le materie dei professori di cui eravamo innamorati e abbiamo tralasciato quelli di cui non avevamo alcun interesse.
A scuola è importante saper appassionare perché gli adolescenti vivono l’età per cui l’unica cosa che conta è l’amore, e se gli adolescenti si occupano dell’amore bisogna andare là a cercarli. 𝐀𝐭𝐭𝐢𝐫𝐚𝐫𝐥𝐢 𝐚 𝐥𝐢𝐯𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐞𝐦𝐨𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐬𝐢𝐠𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐛𝐫𝐞𝐜𝐜𝐢𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐨𝐢 𝐚𝐥 𝐥𝐢𝐯𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐚𝐥𝐞. Se invece si scarta la dimensione emotiva, sentimentale, affettiva allora non si arriva neppure alle loro teste.
(Cit. di Umberto Galimberti)

Maria Domenica Depalo

Parole su carta: “Non dimenticarlo mai” di Federica Bosco.

Parole su carta: “Non dimenticarlo mai” di Federica Bosco.

Un’improvvisa presa di coscienza, una consapevolezza mai percepita prima o forse solo semplicemente tenuta ben nascosta dietro finte certezze, un modo diverso di volgere lo sguardo alle cose come se le si cogliesse per la prima volta per come sono, costituiscono il punto di partenza di un racconto che lascerà inevitabilmente un segno in chi ne leggerà le parole.

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La loro protagonista è Giulia, personaggio principale del nuovo romanzo di Federica Bosco, una delle scrittrici italiane più interessanti e talentuose del panorama letterario italiano, in grado di cogliere appieno domande, esigenze, tormenti e speranze di ognuna di noi.

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Nel giorno del suo compleanno, alle soglie dei cinquant’anni, Giulia comprende di voler essere madre. Lo scopre attraverso un vero e proprio attacco di panico che la mette e a nudo e che le dà la possibilità di comprendere che la sua vita, così com’è strutturata, è vuota e priva di significato.
Tutta le sue conquiste professionali – Giulia è una giornalista – i suoi apericena, le sue corse e persino la sua stessa persona perdono di significato dinanzi a questa esigenza.
Chi ero io? A chi appartenevo? Dov’erano le mie radici? La mia discendenza? La mia famiglia? Dov’erano i miei figli? Questa fu la frase che mi fece gelare il sangue….” (cit. tratta dal romanzo)

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Giulia si rende conto che il tempo scorre in fretta e che gliene resta davvero poco per tentare di realizzare questo suo sogno esploso in modo così forte, dirompente ma soprattutto inaspettato.
La sua scelta si scontra con lo scetticismo delle sue amiche, con la freddezza e crudeltà di una madre anaffettiva e ludopatica ma anche con il narcisismo del suo compagno Massimo concentrato solo su stesso e assolutamente incapace di provare empatia.
La costante ricerca di conferme e di affetto d’altronde porta Giulia ad accettare tutto.

tratta da pixabay.com

Tuttavia il suo difficile percorso di ricerca di un figlio le permetterà di comprendere ciò che è giusto per lei e di imparare ad allontanare da sé ciò che potrebbe impedirle di realizzare il suo sogno.

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Ho amato sin dalle prime parole questo libro perché, attraverso le sue pagine riesce ad esprimere appieno il profondo senso di smarrimento e di inadeguatezza di chi crede di non avere diritto di tentare ad essere madre per la paura del giudizio altrui, del tempo che passa e di una società che sembra non voler accogliere il legittimo desiderio di dare continuità ai propri sogni e progetti anche attraverso un figlio da amare in maniera incondizionata.

Consiglio questo libro a tutti: a tutte le donne che desiderano essere madri (single o in compagnia), a chi lo è già, a chi non desidera esserlo ma anche agli uomini perché tutti comprendano che generare un figlio è un evento così prezioso da non poter essere relegato alla mera riproduzione biologica. Diventare genitore vuol dire diventare una persona nuova con nuove priorità ed idee, sogni e progetti. Da condividere.

Maria Domenica Depalo

Studiate.

Tempo fa mi sono imbattuta in queste parole che, a mio parere, sono adattabilissime e perfette per i nostri ragazzi che pian piano stanno tornando a scuola e alla realtà dello studio proprio in questi giorni. Ragazzi, ma anche genitori, fate tesoro di questi versi: essi esprimono appieno il senso e la finalità primaria dell’apprendimento. Buona scuola e buono studio!

fonte: pixabay.com

Studiate.


Studiate.

Per amore del sapere, mai per i voti.
Perché sapere aiuta a essere.
E sapere tanto aiuta a essere tanto.
Studiate!
Perché la cultura rende liberi
e niente vale più della libertà.
Studiate!
Perché siamo le parole che conosciamo,
perché il pensiero crea la realtà.
Studiate!
Perché non conoscerete mai la noia
se amerete un libro, un paesaggio,
un quadro o la settimana enigmistica.
Studiate!
Perché studiando capirete le vostre qualità, le vostre inclinazioni, i vostri punti deboli.
Studiate la storia, perché il passato illumina il presente.
Studiate la geografia perché ogni luogo è anche un fiume, una montagna, un vento.
Studiate la matematica perché nella vita spesso i conti non tornano e bisogna trovare soluzioni alternative.
Studiate le lingue straniere, perché i viaggi sono le lezioni di vita più belle.
Studiate la biologia perché capire come fa a battere il cuore o perché il battito accelera se vi innamorate è meraviglioso.
Studiate la filosofia perché imparerete a ragionare e a guardare il mondo dalle prospettive più originali.
Studiate la letteratura perché vivrete molte vite e vedrete posti incredibili da casa.
Studiate la grammatica perché la differenza tra un accento e un apostrofo non è mai un dettaglio.
Studiate la musica, l’arte e la poesia!
Perché la bellezza è emozione e terapia.
Studiate la fisica e la chimica perché nell’atomo e nelle molecole si celano energie potentissime.
Studiate!
Perché quando smetti di imparare smetti di vivere.
Studiate ciò che vi piace ma anche ciò che ora vi sembra inutile.
Perché un giorno, quando meno ve lo aspettate, ne capirete il senso.
Studiate!
Senza pretendere troppo da voi stessi e senza rinunciare mai allo svago, allo sport e alle emozioni.
Perché lo studio viene sempre dopo il vostro benessere!
Studiate!
Senza temere di dimenticare qualcosa.
Perché i buchi di memoria servono a fare spazio.
Perché la scuola serve a trasformare specchi in finestre, non a giudicarvi.

Francesco De Sanctis (fonte della poesia facebook.com)

fonte: pixabay.com

Parole su carta: La casa delle voci di Donato Carrisi

Come già anticipato tempo fa, la mia attenzione e passione per i libri mi ha portato a leggere dopo “La casa senza ricordi” un altro romanzo di Donato Carrisi: “La casa delle voci”.

Ancora una volta ho trovato una storia avvincente ed appassionante, caratterizzata da un susseguirsi di eventi inquietanti, cupi e sicuramente dolorosi per i protagonisti rappresentati.

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Suspence e colpi di scena si alternano costantemente nel romanzo, contribuendo a determinarne le caratteristiche principali.

Il romanzo vede come protagonista lo psicologo infantile, Pietro Gerber che, dopo la morte del padre, il signor B., decide di seguirne le orme. Non sarà però semplice dal momento che proprio suo padre, poco prima di morire, gli farà un’importante rivelazione che andrà a sconvolgergli la vita.

Come suo padre, Pietro è conosciuto ed apprezzato nella sua città, la bellissima Firenze, che farà da sfondo alla storia narrata, come l’addormentatore di bambini.

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D’altronde proprio come il signor B., Pietro applica l’ipnosi ai suoi piccoli pazienti tormentati dai loro demoni interiori.

Mentre è impegnato con il caso di Emilian, probabile vittima di abusi e violenze da parte dei suoi genitori, viene contattato dalla dottoressa Walker che gli chiede di seguire una sua paziente, Hanna Hall, persuasa di aver ucciso il suo fratellino Ado quando era piccola. Se pur scettico, alla fine Gerber decide di prendere in carico la paziente decidendo di concentrarsi solo sulla bambina che ancora abita in lei e che custodisce tutti i segreti da svelare a partire dai suoi diversi nomi e dalle regole concepite per proteggerla dagli “estranei”.

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La presenza della donna andrà a sconvolgere la vita dell’addormentatore di bambini ponendolo dinanzi a nuove verità, alcune delle quali inaspettate , inquietanti e dolorose.

“Chiamandoci a vicenda da una parte all’altra, quei suoni diventano familiari. Impariamo a fidarci di quei nomi. E a essere diversi, pur rimanendo uguali. Ecco perché ogni nuova casa diventa per me la casa delle voci”(cit. da “La casa delle voci”) .

Maria Domenica Depalo


Parole su carta: recensione di “La casa senza ricordi” di Donato Carrisi

Parole su carta: recensione di “La casa senza ricordi” di Donato Carrisi

La casa senza ricordi, ed. Longanesi, si propone nella trama e nella caratterizzazione dei suoi personaggi come un romanzo intenso, sottile, inquietante ma soprattutto appassionante. Quindi è perfetto per chi, come me, ama i thriller.

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Ogni singola pagina richiama con decisione la seguente in un susseguirsi di eventi che, inevitabilmente, coinvolgono il lettore in un turbine di emozioni e di sensazioni di smarrimento ma soprattutto di quesiti che sembrano non avere una risposta immediata.

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Il protagonista è l’addormentatore di bambini, Pietro Gerber, psicologo infantile e ipnotista, già protagonista di “La casa delle voci” (che ovviamente leggerò!!! n.d.r.).

Il libro si apre con un bambino scomparso da tempo con la madre. Nikolin, privo di ricordi, viene ritrovato da una donna anziana in un bosco della Valle dell’inferno.

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Tuttavia, il dodicenne non sembra essere stato trascurato o maltrattato. Anzi, appare evidente che qualcuno si è preso cura di lui. Nikolin non parla però e quindi è impossibile capire chi se ne sia occupato.
La sua mente è trincerata in un’oscurità apparentemente senza fine.

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L’unica persona che sembra in grado di risvegliare il bambino è proprio Gerber.
Sarà proprio lui a scoprire che il bambino in realtà è stato scelto per narrare una storia non sua, terribile e spaventosa.

Maria Domenica Depalo

Terre lontane

“Non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane”. Emily Dickinson

In questo momento della vostra vita, quali libri vi stanno portando in tali terre? Il vostro sguardo a quali orizzonti è rivolto? Se vi va, parlatecene scrivendolo nello spazio destinato ai commenti. Per quanto mi riguarda, in questo momento le mie “terre lontane” sono rappresentate dall’analisi introspettiva e allo stesso tempo inquietante dell’addormentatore di bambini, protagonista di “La casa senza ricordi” di Donato Carrisi, che cerca di salvare il piccolo Nikolin, pedina e vittima inconsapevole di un abilissimo manipolatore della mente umana. Il viaggio nelle profondità dell’animo appare affascinante, profondo ma allo stesso tempo crudele e spaventoso. Ve ne parlerò presto.

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Maria Domenica Depalo

Parole su carta: io mi fido di te di Luciana Littizzetto

Parole su carta: io mi fido di te di Luciana Littizzetto

Edito dalla Mondadori, l’ultimo lavoro di Luciana Littizzetto affronta in maniera apparentemente leggero un tema delicato e prezioso: l’amore. Si tratta però di un amore diverso da quello che può legare due persone. Si tratta di quello che lega una mamma ai suoi figli.

Nel sottotitolo troviamo “Storia dei miei figli nati dal cuore“: l’attrice comica ed il suo compagno, qualche anno fa, hanno deciso di intraprendere il percorso dell’affidamento diventando così i genitori affidatari di Jordan e Vanessa della cui storia però non voglio anticiparvi nulla.

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Il libro scritto con un linguaggio veloce ma mai banale vuole semplicemente raccontare la storia di questa famiglia, divertente e singolare ma allo stesso tempo uguale a tante altre, soffermandosi anche su episodi esilaranti e divertenti (vi consiglio la storia del pesce rosso di Jordan o le “fisse” di Vanessa) .

Una delle cose che personalmente mi ha colpita è stato l’intervallare del racconto talvolta anche molto intimo e personale con la presentazione del comportamento di alcune specie animali per quanto riguarda il rapporto madre figlio (tenerissima la descrizione del legame tra le giraffe). Il confronto tra le varie specie e la percezione delle loro differenze e somiglianze (anche con la nostra) appare inevitabile e non può essere slegata dalla narrazione.

Concluderei questa recensione con uno dei pensieri che sicuramente mi hanno colpito di più: “Così sono le imprese e le scommesse. Cime e vette che si mostrano all’inizio in un modo e poi mutano. Niente è mai come sembra. E godere della salita è l’unica cosa che dà un senso al nostro andare. Con la rocciosa certezza che potresti non raggiungere mai la cima e che la montagna non sarà mai mai mai la stessa”.

Non avrei potuto esprimere meglio un percorso, quale quello dell’accoglienza e dell’affido, così ricco di incognite ma anche di forza e bellezza.

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Maria Domenica Depalo

Parole su carta:recensione di “Perché i libri allungano la vita” di Umberto Eco

Parole su carta:recensione di “Perché i libri allungano la vita” di Umberto Eco

Il libro è un’assicurazione sulla vita, una piccola anticipazione di immortalità. All’indietro (ahimè) anziché in avanti. Ma non si può avere tutto“.

photoby©MariaDomenicaDepalo

Questa frase, così emblematica e ricca di significato, con cui iniziamo la nostra recensione, va a concludere il primo dei saggi di un libretto teso ad evidenziare l’importanza della lettura e la necessità di diffondere uno dei modi migliori non solo di arricchire il proprio bagaglio culturale ed il linguaggio ma soprattutto di acquisire una maggiore consapevolezza di sé e della realtà nella quale si è inseriti.

I temi affrontati sono molteplici: si va dalla consultazione del catalogo dei libri antichi e dalla stranezza di alcuni titoli ivi presenti (basti pensare a Dello stuzzicadenti e dei suoi inconvenienti, 1869 di Andrieu) all’importanza di essere in possesso di nozioni fondamentali senza le quali non riusciremmo neppure ad orientarci nel nostro vivere quotidiano fuggendo però dal vacuo e pericoloso nozionismo.

photoby©MariaDomenicaDepalo

Umberto Eco pone l’importanza sulla preziosità della parola e del testo scritto ma al contempo sottolinea che a “determinare” una persona non siano né la numerosità di libri letti né il tempo di lettura ma il modo con il quale vi si approccia

D’altronde non esiste alcun legame tra il numero di libri e l’essere colti.

E quindi si rassicurino i lettori. Si può essere colti sia avendo letto dieci libri che dieci volte lo stesso libro. Dovrebbero preoccuparsi solo coloro che di libri non ne leggono mai. Ma proprio per questa ragione essi sono gli unici che non avranno mai preoccupazioni di questo genere”.

Il linguaggio, colto ma al contempo veloce e chiaro, è sicuramente una delle note più evidenti e piacevoli di una lettura scorrevole e ricca di spunti di riflessione.

Lo consiglio vivamente. Buona lettura!

Maria Domenica Depalo